Gli impianti industriali di cogenerazione sono considerati una tecnologia particolarmente interessante nell’ottica di uno sviluppo futuro perché permettono l’impiego di un solo sistema per ottenere una produzione addirittura doppia di energia.

Per capire come funziona un impianto di cogenerazione, è innanzitutto importante ricordare cosa sia quest’ultima. Si tratta di un processo attraverso il quale un singolo impianto può procedere alla produzione combinata di calore e di energia elettrica: siamo quindi di fronte a un sistema sostenibile e certamente più rispettoso dell’ambiente se paragonato ad altre tipologie di impianto tradizionale, poiché non disperde il calore di scarto ma procede invece a riutilizzarlo trasformandolo in “nuova” energia.

Va da sé che, in contesti particolarmente energivori come l’industria o il terziario, la cogenerazione rappresenti quindi un importantissimo vantaggio non solo perché fornisce sia calore che elettricità, ma anche perché assicura una resa energetica superiore rispetto a quanto farebbero due produzioni energetiche separate.

La fonte di energia primaria utilizzata nei processi di cogenerazione è costituita, almeno al momento attuale, da combustibili fossili come il gasolio o il gas GPL, ma anche da combustibili organici non fossili come il biogas, il biometano, le biomasse e l’olio vegetale. Si stima invece che, nel prossimo futuro, questi sistemi potranno essere equipaggiati di particolari celle a combustibile che permetteranno di sfruttare la reazione dell’idrogeno con l’ossigeno.

Cos’è la cogenerazione e perché è sempre più importante in ambito industriale

Di norma, l’energia termica e l’energia elettrica sono il risultato di due processi specifici e separati: la prima comporta l’impiego di caldaie che trasformano combustibile a elevato valore termodinamico in energia termica dal basso valore termodinamico; la seconda è prodotta di solito da centrali termoelettriche che rilasciano nell’ambiente energia termica a bassa temperatura.

Le industrie (ma anche il terziario) necessitano ovviamente di una disponibilità simultanea di entrambe queste tipologie di energia e, con un impianto di cogenerazione, possono ottenere la loro produzione contemporanea attraverso l’installazione di un unico sistema.

È evidente che una diffusione sempre più marcata di questa tecnologia produrrà quindi una maggiore efficienza abbinata al sensibile risparmio energetico determinato dalle minori quantità di combustibile utilizzato per “alimentare” tali attività. Va infatti ricordato che, se in una tradizionale centrale termoelettrica gran parte dell’energia termica inizialmente prodotta viene sprecata (la percentuale che viene convertita in energia elettrica varia infatti dal 30% al 55%) e dispersa nell’ambiente come calore, negli impianti industriali di cogenerazione il calore viene invece recuperato e utilizzato per altre funzioni, come ad esempio la generazione secondaria di elettricità o la produzione di acqua calda sanitaria.

Tale tecnologia garantisce quindi un aumento concreto della resa energetica complessiva, che sale a una percentuale variabile dal 65% al 90%.

Quali sono i vantaggi degli impianti industriali di cogenerazione?

Ora che abbiamo chiarito cos’è un impianto industriale di cogenerazione e come funziona, vediamo di illustrare in modo chiaro i suoi vantaggi principali.

Oltre alla già citata elevata efficienza energetica garantita dal fatto che tale sistema produce contestualmente due diverse tipologie di energia, un impianto di questo genere si rivela anche estremamente conveniente dal punto di vista economico perché sfrutta il suo stesso calore di scarico trasformandolo in ulteriore energia. In un contesto industriale o legato al terziario, l’abbattimento dei costi sarà inoltre legato anche alle minori risorse richieste per la realizzazione e l’installazione dell’impianto (uno solo anziché due).

Gli impianti industriali di cogenerazione assicurano poi un miglioramento del rendimento complessivo con un abbattimento dei consumi pari al 35%-40%. A livello di sostenibilità, tale diminuzione produce a sua volta una minore emissione in atmosfera, con conseguente riduzione dell’impatto ambientale della produzione di energia termica ed elettrica.

A questi importantissimi vantaggi energetici, economici e ambientali vanno poi sommati quelli che derivano dalle specifiche caratteristiche tecniche di questi impianti. La loro localizzazione vicino all’utenza, ad esempio, riduce le perdite di trasmissione legate alla distribuzione e al trasporto dell’energia, e il loro funzionamento in modalità stand-alone aumenta la sicurezza e riduce i fermo-attività perché minimizza i rischi di interruzione dell’energia causati da problematiche di rete.

Il futuro? Gli impianti di trigenerazione

Se, al momento attuale, gli impianti industriali di cogenerazione si propongono come soluzione efficiente e sostenibile per i settori più energivori, il futuro potrebbe portare ulteriori importanti novità con i sistemi di trigenerazione, che rappresentano in sintesi una versione ancora più evoluta di quelli di cogenerazione.

Il loro funzionamento è facile da intuire: oltre che elettricità e calore, gli impianti di trigenerazione possono produrre anche un’ulteriore tipologia di energia, che è quella frigorifera. Ci troviamo quindi nuovamente di fronte a una tecnologia altamente innovativa per la produzione combinata di energia che, se applicata su larga scala, permetterebbe di raggiungere più facilmente gli obiettivi dell’Agenda ONU 2030 e del Protocollo di Kyoto.

L’UE mira a costruire un’Europa sempre più “verde” grazie alla diffusione progressivamente più marcata e trasversale dell’energia proveniente da fonti rinnovabili, che dovrà pertanto essere più facile da realizzare e ottenere, più conveniente dal punto di vista economico e burocraticamente più snella. Questo è, in sintesi, l’obiettivo del piano REPowerEU presentato dalla Commissione Europea alla fine della scorsa primavera.

Chiaramente, in considerazione dell’attuale scenario geopolitico si fa ora imperante l’esigenza di ottenere, per l’Europa intera, una vera indipedenza energetica – poiché soltanto attraverso di essa sarà possibile agevolare e velocizzare la cosiddetta “transizione verde”. E particolare attenzione è dedicata, in questo senso, a diversi nuovi interventi orientati alle fonti di energia rinnovabile, all’efficientamento energetico e alle comunità energetiche.

Vediamo quindi insieme quali sono i punti salienti proposti nel nuovo pacchetto REPowerEU.

Le principali novità del piano REPowerEU della Commissione Europea: il pacchetto “Pronti per il 55%”

Come accennato, l’energia proveniente da fonti “pulite” rappresenta senza dubbio uno dei pilastri di REPowerEU, che di fatto si propone come risposta concreta alle difficoltà energetiche e dei mercati riscontrate a partire dall’inizio del conflitto in Ucraina. Per smarcarsi dalla dipendenza energetica da altre nazioni, l’Europa punta essenzialmente ad accelerare il suo percorso verso la transizione verde che, a sua volta, genererà un abbassamento dei prezzi dell’energia.

In questo senso, il pacchetto presentato dalla Commissione Europea propone di aumentare dal 40% al 45% le rinnovabili entro il 2030, rafforzando contestualmente le misure di efficienza energetica a lungo termine con un incremento dal 9% al 13% dell’obiettivo vincolante. In più, REPowerEU punta ad abbattere sia nell’industria che nei trasporti il ricorso ai combustibili fossili.

L’azione è quindi su più fronti: industria, edilizia e trasporti. In tutti e tre questi tre ambiti, espandere e accelerare l’impiego di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili è il fine ultimo da perseguire per conseguire una reale indipendenza energetica, ottenere e promuovere una maggiore sostenibilità ambientale e fornire energia a prezzi più convenienti.

REPowerEU specifica le novità in un apposito pacchetto, intitolato “Pronti per il 55%”, che riassumiamo a seguire:

  • L’UE propone una strategia per raddoppiare la capacità solare fotovoltaica entro il 2025 e installare 600 GW entro il 2030.
  • Introduzione graduale dell’obbligo giuridico di installare pannelli solari sui tetti di tutti i nuovi edifici pubblici, residenziali e commerciali.
  • Raddoppiamento del tasso di diffusione delle pompe di calore unito a misure per l’integrazione di energia termosolare e geotermica nei sistemi di teleriscaldamento e riscaldamento collettivo.
  • Definizione di un obiettivo di 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile prodotto in Europa e di altrettanto idrogeno importato entro il 2030, così da sostituire gas naturale, carbone e petrolio nei trasporti e nei settori industriali in cui la decarbonizzazione è più complessa.
  • Piano di azione per il biometano con la definizione di strumenti specifici, quali il nuovo partenariato industriale e gli incentivi finanziari per portare la produzione a 35 miliardi di metri cubi entro il 2030.
  • Raccomandazione della Commissione UE in merito al riconoscimento delle energie rinnovabili come “interesse pubblico prevalente” attraverso una modifica mirata alla direttiva ad esse dedicata.

In merito a quest’ultimo punto, è importante sottolineare che la Commissione Europea richiede anche che gli Stati membri istituiscano zone di riferimento specifiche per le rinnovabili e che le procedure di autorizzazione, specialmente in presenza di rischi ambientali minori, siano più brevi e semplici. Per ridurre al minimo l’imbuto della burocrazia, la Commissione ha in tal senso già messo a disposizione informazioni sulle aree ambientali sensibili utilizzando il proprio strumento di mappatura digitale dei dati geografici legati ad energia, industria e infrastrutture.

Per quanto riguarda invece gli obiettivi legati all’idrogeno rinnovabile, l’UE ha scelto di stanziare finanziamenti supplementari per un totale di 200 milioni di euro da investire nella ricerca, con l’impegno a completare la valutazione dei primi progetti di interesse comune addirittura entro la fine di questa estate.

Ecco quindi che REPowerEU si propone di realizzare l’indipendenza energetica europea lungo diverse direttrici: il risparmio energetico, la rapida e netta diffusione delle energie rinnovabili in tutti i suoi Stati membri, la sostituzione progressiva dei combustibili fossili nelle abitazioni, nelle industrie e nella generazione di energia elettrica e la diversificazione dell’approvvigionamento energetico. Se tali piani verranno portati a compimento, l’Europa sperimenterà inoltre un’impennata nell’economia, nella sicurezza e nell’attenzione all’ambiente, a beneficio di tutte le figure coinvolte.

Soddisfatta della direzione presa Legambiente, che commenta attraverso il suo presidente Stefano Ciafani: “Sul fronte delle energie pulite, il REPowerEU rappresenta una buona notizia dato che contiene misure e interventi che potranno portare benefici all’ambiente, all’economia ma anche a quelle imprese e cittadini che scelgono e sceglieranno di investire su queste fonti. Ben venga, infatti, l’innalzamento dei target delle rinnovabili al 2030, dal 40% al 45%, la proposta di revisione della direttiva per semplificare il processo autorizzativo e quella di installare pannelli solari per tutti gli edifici insieme a una maggiore diffusione delle comunità energetiche. Bene anche le misure previste per l’efficientamento energetico con l’obiettivo al 2030 che passa dal 9 al 13%”.

È ormai noto che la transizione energetica sia un imperativo che non è più possibile posticipare, e le strategie per efficientare energeticamente e favorire l’impiego di energie provenienti da fonti “pulite” sono senza dubbio numerose, sia nei contesti residenziali che in quelli commerciali o pubblici. 

Tra le soluzioni potenzialmente più interessanti potrebbe essercene una progettata specificamente per gli impianti fotovoltaici: la tecnologia, di fatto, esiste già e permette la produzione di energia pulita da superfici in vetro totalmente trasparenti

Si tratta di una prospettiva talmente plausibile e considerata degna di nota che c’è chi ritiene che, in un prossimo futuro, i pannelli solari utilizzati come finestre potrebbero arrivare ad alimentare città intere: sarebbe sufficiente applicarli su edifici residenziali e su enormi grattacieli per produrre energia sufficiente – oltre che pulita e sostenibile – per tutte le attività urbane quotidiane. 

La tecnologia in questione è oggetto di studio da diversi anni e, secondo i diversi team di scienziati e ricercatori che vi hanno lavorato, potrebbe rappresentare un punto di svolta rivoluzionario anche perché risolverebbe uno dei maggiori “limiti” dell’energia solare, ossia la necessità di ampi spazi per l’installazione di impianti fotovoltaici di grande portata

All’inizio del progetto, nel 2014, un gruppo di ricercatori della MSU (Michigan State University) riuscì a sviluppare il primo concentratore solare trasparente con la caratteristica di poter trasformare in una cella fotovoltaica qualunque superficie in vetro. Successivamente, nel 2020, un secondo progetto internazionale è stato in grado di raggiungere una trasparenza pari al 100% per le celle solari: in termini pratici, questo significa che siamo ormai molto vicini alla produzione di finestre composte da pannelli solari che non solo ci permetteranno di osservare l’esterno, ma produrranno contestualmente anche l’energia necessaria ad alimentare la nostra casa. 

Proporzionalmente, il progetto dei pannelli solari impiegati come finestre sembra essere in una fase di sviluppo molto più avanzata rispetto a quello relativo alle tegole solari (arrivato ora a una sorta di stallo), tanto che già oggi sono disponibili in commercio alcune tipologie di pannelli trasparenti in silicio amorfo o in grafene. I primi sono più economici e meno performanti dei secondi, che tuttavia sono ancora in fase di sviluppo. 

Si ritiene che, una volta perfezionati, questi ultimi potrebbero assicurare un’efficienza energetica straordinaria e una resa addirittura doppia rispetto a quella dei pannelli fotovoltaici standard e, e non resta quindi che attendere una produzione su larga scala

Dove si potranno installare i pannelli solari come finestre?

Questa nuova tecnologia potrà essere applicata in tutti quei contesti in cui sono normalmente impiegate superfici in vetro, ossia finestre, vetrate e lucernari, andando a sostituire le vetrate tradizionali con quelle con celle fotovoltaiche. 

Alcune applicazioni pratiche, in effetti, esistono già ma riguardano primariamente le serre: in questi spazi, la crescita delle colture viene ottimizzata mentre l’energia prodotta dai pannelli fotovoltaici viene impiegata per altre attività. 

In un contesto urbano, le applicazioni di questa importante innovazione tecnologica sono virtualmente infinite: il vetro è infatti un materiale essenziale, presente in una quantità di ambienti e contesti. Quando qualunque superficie vetrata in città potrà essere utilizzata per produrre energia pulita, ci troveremo quasi certamente di fronte a un reale punto di svolta: le vetrine dei negozi, le vetrate dei grattacieli, gli schermi pubblicitari e persino quelli degli smartphone potranno trasformarsi in veri e propri generatori di energia pulita

Il tutto, con l’enorme vantaggio di poter beneficiare dei sistemi fotovoltaici anche in aree urbane ad alta concentrazione di edifici, dove attualmente risulta impossibile installare impianti ad alta potenza a causa di un’oggettiva mancanza di spazio. 

Gli obiettivi del G7 Energia tenutosi alla fine di maggio sono decisamente ambiziosi, dal momento che si propongono di raggiungere la decarbonizzazione entro il 2035 attraverso l’individuazione di nuove misure comuni a contrasto dei cambiamenti climatici e della crisi ambientale.

Un punto, questo, su cui tutti i ministri rappresentanti dei Paesi del G7 riunitisi a Berlino si sono trovati concordi, come dichiarato anche da una nota congiunta successiva all’evento: “Ci impegniamo a porre fine a tutti i nuovi sostegni pubblici internazionali diretti al settore dei combustibili fossili senza cattura di carbonio entro la fine del 2022.”

L’agenda prevede la decarbonizzazione entro il 2035 della maggior parte della produzione elettrica, e addirittura entro il 2030 della maggior parte dei trasporti su strada. In che modo? In questo secondo caso, aumentando significativamente i trasporti a basse o zero emissioni di carbonio come trasporti pubblici, ferrovie, mobilità condivisa e biciclette e accelerando l’adozione di veicoli elettrici tramite il finanziamento delle infrastrutture di ricarica.

Per quanto riguarda invece la produzione elettrica, il G7 Energia ha indicato la volontà di muovere “passi concreti e tempestivi verso l’obiettivo di un’eventuale eliminazione graduale del carbone domestico senza sosta generazione di energia” e, più nello specifico, di raddoppiare entro il 2025 i finanziamenti per supportare i Paesi in via di sviluppo nel ridimensionamento dell’impiego di combustibili inquinanti, come il carbone. L’Italia è una delle nazioni che si pongono l’obiettivo di abbandonarlo totalmente entro i prossimi tre anni.

Importante è stata anche, nel corso del summit, la tematica dell’aumento dei prezzi dell’energia come conseguenza del conflitto in Ucraina. La situazione attuale, spiega il G7 Ambiente nella sua nota condivisa, rende i Paesi membri “ancora più rafforzati nella loro volontà di accelerare la transizione all’energia pulita, verso un futuro a zero emissioni nel 2050.”

La nota indica anche come la transizione accelerata verso l’energia pulita sia “la chiave per migliorare sicurezza, stabilità e affidabilità delle forniture energetiche, riducendo i rischi climatici e di sicurezza nelle forniture associate alla dipendenza dalle fonti fossili.”

La transizione energetica come motore di sviluppo economico

E c’è di più: la transizione energetica e un sempre più marcato impiego delle energie provenienti da fonti rinnovabili potrebbero generare una sensibile crescita economica, con la creazione di almeno 2,6 milioni di nuovi posti di lavoro nei prossimi dieci anni.

Commenta in questo senso il Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani: “C’è una frase nel comunicato che ricorda che, tra le altre cose, la giustizia sociale internazionale prevede che l’energia debba essere accessibile a tutti, con prezzi moderati. Però i prezzi dell’energia sono un capitolo di un G7 economico.”

John Kerry, il Segretario di Stato USA per il Clima, ha d’altro canto sottolineato l’importanza di associare una nuova generazione di infrastrutture energiche ad altre misure di mitigazione, abbattimento e cattura delle emissioni e indicato l’esigenza di avanzare come G20, per ottenere un sostanziale cambiamento in tempi ragionevolmente brevi.

Infine, il G7 Energia, ha richiesto all’OPEC (Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio) di incrementare l’offerta di petrolio così da contrastare gli attuali aumenti dei prezzi dell’energia, agendo “in maniera responsabile” per “rispondere all’aumento della tensione sui mercati internazionali.”

Infine è stata ribadita nel corso dell’evento la necessità dell’Unione Europea di ridurre in tempi rapidi qualunque dipendenza dal gas naturale russo – nonché l’importanza delle forniture di gas naturale in forma liquida.

Il fulcro della Ministeriale G7 Energia di fine maggio è stato quindi, essenzialmente, la necessità di investire in modo sempre più massivo in energie rinnovabili e in efficienza energetica per offrire una risposta efficace alla situazione geopolitica attuale. Successivamente, nel corso del Vertice G7 di Elmau tenutosi lo scorso giugno, il Presidente Mario Draghi ha ribadito la necessità di grandi investimenti in infrastrutture gas pronte per l’idrogeno.

In questo senso, però, i tempi potrebbero non essere ancora maturi – come sottolineato da ECCO (il think tank italiano, indipendente e senza fini di lucro dedicato alla transizione energetica e al cambiamento climatico con una vocazione nazionale, europea e globale) nel proprio comunicato stampa: “Come mostrato dalla nuova analisi di ECCO sul gas, la fattibilità tecnica e commerciale di una rete polivalente gas-idrogeno non è ancora dimostrata e nella maggior parte dei casi rappresenta un inutile spreco di risorse. Il fatto che l’idrogeno verde serva non significa che sia sensato creare un’infrastruttura per trasportarlo e stoccarlo simile per dimensioni e caratteristiche a quella attuale del gas. I passi in avanti più significativi si registrano sulle nuove partnership globali che potrebbero dare inizio a una nuova era di collaborazione globale.”

E ancora: “La “Partnership globale per le infrastrutture e gli investimenti” punterà a mobilitare 600 miliardi di dollari al 2027 per i paesi in via di sviluppo. Le “Piattaforme per la transizione energetica giusta” con Indonesia, India, Senegal e Vietnam pongono le basi per una transizione dal carbone alle rinnovabili, senza passare dal gas. Presentato infine il “Climate Club”, un forum intergovernativo aperto e collaborativo per la promozione di politiche climatiche ambiziose, comparabili e trasparenti, soprattutto nei settori industriali. Entro fine anno i Ministri competenti dovranno definirne i termini di ingaggio, inclusi criteri minimi di partecipazione.”

Uno dei più interessanti progetti energetici a livello europeo è senza dubbio il Blue Deal, una piattaforma cofinanziata con lo stanziamento di ben 2,8 milioni di euro provenienti dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale e dallo Strumento di Assistenza Preadesione. 

Coordinato dall’Università di Siena, il progetto vede la partecipazione di dodici partner e di ben sei Paesi europei: oltre all’Italia, il Blue Deal coinvolge infatti anche Albania, Cipro, Croazia, Grecia e Spagna. 

Di cosa si tratta, esattamente?

Il Blue Deal può essere definito come uno strumento digitale nato per promuovere la diffusione nei Paesi del Mediterraneo dell’energia proveniente dal mare: la “blue energy”, appunto. Grazie a questo nuovo spazio virtuale è ora possibile far incontrare domanda e offerta e consultare documentazione essenziale, come il catalogo delle tecnologie per l’energia dal mare (suddiviso nelle categorie on-shore, near-shore e off-shore). 

Il portale mette inoltre a disposizione un software di visualizzazione tridimensionale per verificare l’impatto visivo di possibili impianti sulla costa o sul mare e addirittura una metodologia per la messa a punto di piani “su misura” che sfruttano questo tipo di energia, che includono anche l’impatto ambientale e la quantificazione delle emissioni di CO2 risparmiate.

Commenta, Simone Bastianoni, coordinatore del progetto Blue Deal e in forze presso l’ateneo senese: “In base alla metodologia di Blue Deal, per prima cosa raccogliamo tutte le informazioni di natura fisica, ambientale e infrastrutturale della regione target, comprese le mappe del potenziale energetico marino. In pratica, verifichiamo l’esistenza di aree marine protette e habitat naturali rilevanti la localizzazione delle infrastrutture e delle rotte marittime abituali. La combinazione di questi dati con le caratteristiche operative delle tecnologie per l’energia dal mare permette di identificare con precisione le aree di un Paese più idonee per l’impiego degli impianti off-shore, nel rispetto degli standard di tutela ambientale.”

Perché il Blue Deal è un progetto europeo importante

Ma cosa rende il Blue Deal un progetto europeo tanto centrale nell’ottica di un consumo intelligente, sostenibile e consapevole dell’energia? Innanzitutto, l’elevato potenziale del mar Mediterraneo per quanto concerne l’energia delle maree e del moto ondoso, oltre che l’ampia disponibilità di gradienti termici e salini che sfruttano la differenza di concentrazione di sale tra acqua dolce e salmastra.

Particolare non trascurabile, il Mar Mediterraneo offre inoltre moltissime possibilità di realizzare impianti di energia eolica galleggianti off-shore, ampliando la disponibilità di energie rinnovabili sul territorio europeo.

La Commissione Europea ripone molta fiducia nel progetto Blue Deal, considerata specialmente la previsione strategica di un incremento dell’eolico marino in UE entro il 2050: si parla di un’impennata dagli attuali 12 GW a 50 GW entro il 2030 e addirittura a 200 GW (di cui almeno 40 GW di energia oceanica) entro il termine ultimo. 

Ora, la palla passa alle alleanze nazionali, regionali e locali, che già attualmente possono approfondire il progetto grazie ai numerosi laboratori, open day, conferenze, business forum sul tema e persino a un concorso aperto alle scuole. 

Per il prossimo futuro, ci si attendono nuove partnership tra soggetti istituzionali, imprese private e organizzazioni ambientali per la definizione di piani concreti per l’eolico off-shore: sarà infatti essenziale che più attori realizzino questa visione per integrare l’energia proveniente dalle maree nei piani di sviluppo, specialmente in virtù dei vantaggi oggettivi che tali iniziative potrebbero portare a una molteplicità di settori.

Dal 1° gennaio 2023 entrerà ufficialmente in vigore la nuova Bolletta 2.0, come illustrato dalla delibera 209/2022/R/com di ARERA.

In previsione di questa importante evoluzioni, è quindi il momento di fare il punto e analizzare insieme quali saranno i principali interventi sulle fatture dell’energia elettrica e del gas che andranno a integrare alcune delle prescrizioni già indicate nel Decreto Legislativo 210/21.

Gli obiettivi della nuova Bolletta 2.0 consistono nel semplificare e razionalizzare le informazioni legate alle forniture di luce e gas, in modo che un numero sempre maggiore di clienti possa acquisire consapevolezza in merito alle proprie abitudini di consumo, ai costi sostenuti per le forniture di energia e alla possibilità di confrontare le condizioni economiche con le altre offerte disponibili sul mercato.

In sintesi, la Bolletta 2.0 si propone di promuovere un funzionamento efficiente e partecipato dei mercati retail, ossia di far comprendere ai clienti quanto stanno pagando, per cosa e perché

Vediamo ora insieme quali sono le principali novità che verranno introdotte a partire dal prossimo anno. 

Nuova Bolletta 2.0 dal gennaio 2023: ecco la panoramica della novità

Il consumo annuo delle bollette di gas ed energia elettrica

Nella nuova Bolletta 2.0, il primo grande cambiamento riguarda il dato relativo al consumo annuo delle forniture di gas ed energia elettrica

Quest’ultimo verrà definito in modo più chiaro e trasparente, identificando il periodo di consumo per il cliente finale rilevato su dodici mesi consecutivi. Nello specifico, tale valore verrà determinato sulla differenza tra letture e autoletture riferite ai 12 mesi e sarà aggiornato in ogni bolletta all’aggiunta di nuove letture. 

Nella sua direttiva, ARERA definisce questo dato come il “consumo di 12 mesi consecutivi determinato in base alla differenza tra letture rilevate/autoletture che coprono un periodo di 12 mesi consecutivi.”

È anche importante tenere a mente che, sia nel caso della bolletta del gas che di quella relativa all’energia elettrica, laddove non fossero disponibili letture o autoletture si procederà alla “miglior stima” da parte della società di vendita. 

Il codice offerta per le forniture del mercato libero

Nella sua nuova direttiva, ARERA stabilisce anche l’introduzione di un codice offerta per le forniture del mercato libero. Sarà, nello specifico, un codice alfanumerico a identificazione della tariffa commerciale e corrispondente al codice abbinato alla fornitura nel Registro Centrale Ufficiale (RCU).

Tale codice sarà aggiornato di volta in volta perché sia coerente con il riferimento abbinato in RCU.

La spesa annua, ossia risultante dalle ultime dodici mensilità

Sulla Bolletta 2.0 in vigore da gennaio 2023, la spesa annua sostenuta sarà soggetta ad una nuova indicazione, ossia riferita alla somma delle spese delle ultime dodici mensilità al netto del canone RAI, indennizzi o importi per servizi o prodotti aggiuntivi previsti dall’offerta di fornitura ed eventuali altre partite. Offrirà pertanto una panoramica “pulita” dei consumi effettivi di energia e dei loro costi.

Va precisato che questa voce, sarà disponibile, dopo il primo anno di fornitura e verrà, da quel momento in poi, costantemente aggiornata.

Ecco la definizione di questo nuovo indicatore secondo la direttiva di ARERA: “Spesa risultante dalla sommatoria delle spese riportate, ricomprendendo solo quanto dovuto per la fornitura propriamente detta di energia elettrica o di gas naturale in ciascuna delle ultime dodici bollette (qualora la periodicità di fatturazione sia mensile) o delle ultime sei bollette (qualora la periodicità di fatturazione sia bimestrale); in caso la periodicità di fatturazione sia diversa, la spesa annua sostenuta deve essere calcolata rispetto a un numero di bollette che coprono l’ultima annualità. Nel calcolo della spesa annua sostenuta non sono ricompresi gli importi relativi al “Canone di abbonamento alla televisione per uso privato” e gli importi relativi alle voci “Altre partite” quali eventuali indennizzi e/o importi per servizi o prodotti aggiuntivi a titolo oneroso previsti nell’offerta. La spesa annua sostenuta è aggiornata in ciascuna bolletta in base agli importi della stessa.”

Gli oneri di spesa e i costi per il contatore

La nuova Bolletta 2.0 prevedrà lo scorporo delle voci legate ai costi per il contatore e ai relativi oneri di spesa, in modo che possano essere identificati in modo chiaro. 

Non si tratta propriamente di una novità, poiché tale dato è già disponibile nelle bollette relative alle forniture di maggior tutela. Tuttavia, a partire dal prossimo gennaio, esso diventerà obbligatorio anche per le fatture del mercato libero.

La gestione delle controversie sarà più trasparente

Un’altra importante integrazione prevista dalla Bolletta 2.0 riguarda la gestione delle controversie tra cliente finale e venditore, che sarà più trasparente

Tutte le bollette a partire dal 2023 dovranno includere l’indicazione di almeno una modalità di risoluzione extragiudiziale delle controversie, che il fornitore di energia sarà obbligato a rispettare in linea con “quanto previsto dal Codice di condotta commerciale per i contratti di fornitura e per i siti web e dal TIQV per le risposte ai reclami non satisfattive della problematica lamentata dal cliente finale.”

Il link ai portali per il consumatore

Altro dato utile che verrà pubblicato in bolletta dal gennaio 2023 riguarda il link ai portali per i consumatori e, più specificamente, l’indicazione trasparente per raggiungere i seguenti canali digitali:

  • Il Portale Offerte, sul quale il cliente può ottenere informazioni sulle offerte e sui fornitori di energia.
  • Lo Sportello per il Consumatore Energia e Ambiente, dove sono indicate anche le informazioni sulla risoluzione delle controversie tra fornitore e cliente.
  • Il Portale Consumi, che permetterà al cliente di confrontare l’impiego attuale dell’energia con i consumi dello stesso periodo nell’anno precedente.

Tutti e tre questi canali dovranno essere raggiungibili attraverso un solo indirizzo web a garanzia di maggiore semplicità.

Le informazioni minime incluse nella nuova Bolletta 2.0

Infine, una delle novità più importanti che verranno introdotte con la Bolletta 2.0 attiva dal gennaio 2023 riguarda la comprensibilità e la completezza delle informazioni riportate in fattura, per “garantire il diritto dei clienti finali di ricevere in maniera gratuita bollette e informazioni di fatturazione accurate, facilmente comprensibili, chiare, concise, di facile consultazione e idonee a facilitare confronti con i servizi offerti da altri fornitori.”

Più specificamente, la nuova bolletta dovrà includere in maniera chiara ed evidente le seguenti informazioni minime:

  • Il nominativo e i recapiti del fornitore di energia, inclusi numero di telefono per l’assistenza ai consumatori e indirizzo e-mail.
  • La data di scadenza del contratto, se disponibile.
  • Le informazioni relative a eventuali vantaggi garantiti dal passaggio ad altro fornitore.
  • Le informazioni relative alla risoluzione extragiudiziale di eventuali controversie tra fornitore di energia e cliente finale.
  • Link o riferimenti a cui individuare strumenti di confronto dei prezzi di fornitura. 
  • Le indicazioni in merito allo sportello per i servizi a tutela del consumatore.

Desideri scoprire di più sulle novità che verranno introdotte con la nuova Bolletta 2.0? Visita uno dei nostri Gelsia Point sul territorio!

In allegato il prospetto riassuntivo degli orari di apertura dei Gelsia Point nel mese di Agosto 2022.

Orari Gelsia Point Agosto 2022.xlsx

Di seguito un breve riepilogo:

1° SETTIMANA (dall’ 1 al 6 AGOSTO)

  • POINT APERTI: Seregno, Lissone, Limbiate, Trezzo sull’Adda, Canegrate, Muggiò, Sovico, Giussano
  • POINT CHIUSI: Desio e Cesano Maderno

2° SETTIMANA (dall’ 8 al 13 AGOSTO)

  • POINT APERTI: Seregno, Lissone, Limbiate
  • POINT CHIUSI: Desio, Cesano Maderno, Trezzo sull’Adda, Canegrate, Muggiò, Sovico, Giussano

3° SETTIMANA (dal 15 al 20 AGOSTO)

  • POINT APERTI: Seregno, Lissone, Trezzo sull’Adda
  • POINT CHIUSI: Limbiate, Desio, Cesano Maderno, Canegrate, Muggiò, Sovico, Giussano

4° SETTIMANA (dal 22 al 27 AGOSTO)

  • POINT APERTI: Seregno, Lissone, Limbiate, Cesano Maderno, Trezzo sull’Adda, Canegrate, Giussano,
  • POINT CHIUSI: Desio, Muggiò, Sovico

5° SETTIMANA (dal 29 AGOSTO al 03 SETTEMBRE)

  • POINT APERTI: Seregno, Lissone, Limbiate, Desio (dal 31/08), Cesano Maderno, Trezzo sull’Adda, Canegrate, Muggiò, Sovico, Giussano
  • POINT CHIUSI: Desio (sino al 30/08)

Gli orari di apertura nei mesi di Luglio e Settembre rimangono invariati.

 

Nei giorni scorsi abbiamo parlato dell’importanza di ottimizzare i consumi energetici, specialmente in considerazione dell’attuale situazione sociopolitica internazionale. Tuttavia, il nostro precedente articolo sul tema, si focalizzava sulle modalità di risparmio energetico destinate alle famiglie.

In che modo, anche le aziende italiane, possono diminuire i loro consumi energetici, riducendo l’investimento di risorse economiche e soprattutto partecipando attivamente agli obiettivi di abbattimento della CO2 (la cosiddetta decarbonizzazione) previsti dalle sfide di sostenibilità europee?

La risposta si snoda lungo una triplice direttrice, fatta di cogenerazione, trigenerazione e fotovoltaico: tutte tecnologie che possono garantire il soddisfacimento delle esigenze di approvvigionamento energetico a fronte di un concreto contenimento dei costi.

Vediamo insieme il perché, evidenziando i vantaggi di ciascuna di esse.

I vantaggi della cogenerazione nel risparmio sui consumi energetici delle imprese

Il principale vantaggio che la cogenerazione può portare alle aziende che vogliono risparmiare energia consiste nella possibilità di produrre, in modo combinato, sia energia termica che energia elettrica. Ciò è possibile perché il calore che i tradizionali processi termoelettrici disperderebbero (e dunque non utilizzerebbero) verrebbe in questo caso recuperato e trasformato.

I benefit della cogenerazione, però, non si fermano qui: si tratta infatti di una tecnologia più sostenibile dal punto di vista ambientale perché prevede l’utilizzo di minori quantità di combustibile (30%-40%), con conseguente abbattimento delle emissioni di gas inquinanti; risulta inoltre meno onerosa in termini  di spesa generale di energia.

Infine, la cogenerazione è perfetta per soddisfare anche le necessità energetiche “intense” di aziende operanti in ambiti industriali con elevati carichi elettrici e termici e di lavorare ininterrottamente ventiquattr’ore su ventiquattro, sette giorni su sette.

Perché la trigenerazione garantisce risparmio energetico alle aziende

Parlando invece di trigenerazione, ci troviamo di fronte ad una tecnologia che è, per sua natura, una sorta di estensione della cogenerazione poiché permette di produrre sia energia elettrica che di utilizzare l’energia termica proveniente dalla trasformazione termodinamica per la produzione di fluidi refrigeranti. Questi ultimi potranno pertanto essere impiegati sia nei sistemi di condizionamento che nei processi industriali.

Ci troviamo di fronte a una soluzione in grado di garantire una percentuale di rendimento molto alta, pari all’85% e che offre l’innegabile vantaggio di raffrescare efficacemente interi ambienti. Tale caratteristica rende la trigenerazione particolarmente indicata per applicazioni in ambito industriale (soprattutto nel settore alimentare, cosmetico, chimico, farmaceutico e manufatturiero) ma anche nel terziario, ad esempio nelle strutture di Hospitality.

Si stima che il risparmio economico generato dall’impiego della trigenerazione oscilli dal 30% al 50%.

Il fotovoltaico: verde ed efficiente, anche per le imprese italiane

Infine, qualche cenno sui vantaggi che l’impiego del fotovoltaico può portare alle aziende sia in termini di riduzione della carbon footprint che di risparmio economico. Quest’ultimo è stimato, in partenza, tra il 10% e il 15% ma può raggiungere, nei momenti di massima stabilità meteorologica, anche il 30%.

Per quanto riguarda gli ulteriori benefit di tale tecnologia, va naturalmente citata la sua intrinseca ecosostenibilità, l’eccellenza tecnologica ormai raggiunta dagli impianti, gli importanti benefici fiscali cui tali installazioni sono attualmente sottoposte e la sua innata versatilità di applicazione.

Le aziende che possono impiegare con successo il fotovoltaico per risparmiare energia e rendere più “green” la loro attività sono soprattutto quelle che dispongono di strutture ed edifici adatti a ospitare tali impianti, quali ad esempio grandi tettoie o coperture di capannoni.

Qualche mese fa abbiamo pubblicato sul magazine di Gelsia un articolo dedicato al teleriscaldamento, spiegandone il funzionamento e i vantaggi che lo rendono una scelta sostenibile e sicura

Uno degli esempi più virtuosi nell’applicazione di tale tecnologia arriva dalla Germania, dove alcuni piccoli comuni hanno dato vita a vere e proprie “comunità energetiche”.

Il caso studio indica che l’impiego di solare termico, biomassa e di altre fonti rinnovabili può, di fatto, alimentare con successo mini-reti di teleriscaldamento portando benefici alle comunità locali e anche al pianeta. Va infatti considerato che il teleriscaldamento richiede, per sua natura, minori interventi di manutenzione rispetto ad altri sistemi e che un ulteriore risparmio economico è rappresentato dall’impiego a risorse del territorio e quindi meno costose, nonché dalla stabilità del prezzo riservato al consumatore

Anche dal punto di vista civico le piccole comunità energetiche tedesche sono un esempio da seguire, poiché coinvolgono la cittadinanza in modo diretto, offrendo nuovi posti di lavoro e interessanti opportunità di business per lo sviluppo presente e futuro dell’economia locale

Va infine da sé che, tale approccio all’energia, sia decisamente più sostenibile anche dal punto di vista ambientale , e che rappresenti pertanto una soluzione efficiente per ridurre l’inquinamento

Il progetto ENTRAIN mette in luce l’eccellenza del teleriscaldamento 

I vantaggi finora elencati sono confermati dal “progetto ENTRAIN attraverso un interessante video che illustra, in modo molto comprensibile, le scelte energetiche delle comunità rurali di Rosenfeld, Breitenholz, Mehrstetten e Pfronstetten, tutti piccoli comuni del sud della Germania.

Scopriamo così che, fino a soltanto dieci anni fa, Rosenfeld contava su un tradizionale impianto di riscaldamento e che il sistema venne sostituito a causa di continui guasti e malfunzionamenti. Fu in quella circostanza che il gestore dell’istituto valutò la possibilità di sfruttare le risorse energetiche locali, peraltro non indifferenti: ben 1200 ettari di bosco, gran parte dei quali non impiegati per alcuna lavorazione industriale. 

Il comune di Rosenfeld decise infine di installare una rete di teleriscaldamento alimentata a biomassa (rigorosamente locale), nel corso del tempo venne ampliata a praticamente all’intera comunità: ad oggi, sono allacciati ad essa ben settecento edifici, dal centro storico alle aree più esterne al perimetro cittadino. 

Nel complesso, la domanda termica del comune costituisce più del 50% del consumo energetico totale: un grande successo. E anche l’ambiente ringrazia, poiché per alimentare la rete di teleriscaldamento è stato dato il via ad alcune colture a crescita rapida (come il salice) attorno al paese, evitando inutile cementificazione. 

Considerato l’impatto positivo di questa scelta strategica, sono ora numerosi gli altri comuni tedeschi che stanno valutando di seguire l’esempio di Rosenfeld. Per arrivare a un risultato concreto bisognerà però prima di tutto trovare una soluzione alla dispersione delle utenze causata dalla presenza massiva di edifici unifamiliari sul territorio (circa l’80%). 

Ammerbuch, Mehrstetten e Pfronstetten: i piccoli comuni guidano un grande cambiamento 

Ammerbuch, Mehrstetten e Pfronstetten sono gli altri tre comuni tedeschi che hanno applicato in modo virtuoso la tecnologia del teleriscaldamento, e che andranno a costituire nel prossimo futuro un esempio da seguire anche a livello internazionale.

Nel primo caso, siamo di fronte a una frazione di circa 750 persone chiamata Beitenholz, il cui 75% degli edifici era inizialmente riscaldato a gasolio – in considerazioneconsiderando dell’assenza di rete del gas nell’area. Ecco quindi che la locale amministrazione, per contenere i costi ma anche per tutelare le risorse naturali del territorio, ha optato per l’installazione di una rete di teleriscaldamento che si snoda lungo l’intero borgo e che è gestita da un impianto alimentato al 100% da fonti rinnovabili. Questo progetto, sviluppato nel corso di tre anni, consente ora di alimentare con successo oltre cento edifici e la cittadinanza può persino partecipare all’iniziativa, diventando azionista di una società specificamente fondata per l’occasione.

Per quanto riguarda Mehrstetten, si tratta di un comune che tre anni fa ha scelto di sostituire i preesistenti sistemi di riscaldamento a gasolio e a legna (molto costosi, obsoleti e poco efficienti) con una rete di teleriscaldamento alimentata da fonti energetiche rinnovabili e rigorosamente locali. Il progetto è, al momento, ancora in fase di sviluppo, ma ha già creato una formidabile coesione sociale, definendosi come una possibile fonte di guadagno anche per l’economia locale del futuro.

Infine, vale la pena citare l’esempio di Pfronstetten, cittadina che si è trovata a dover “rottamare” gli impianti di riscaldamento tradizionali che alimentavano la scuola, l’asilo e il palazzetto comunale. Volendo installare anche in questo caso una rete di teleriscaldamento, l’amministrazione locale ha optato di estenderla anche ai privati cittadini e ha raccolto in tal senso le adesioni della comunità locale. Particolarmente interessante è anche la gestione diretta dell’intero progetto: il Comune ha infatti scelto di amministrare personalmente la futura rete, determinando anche i prezzi di vendita del calore all’utente finale. 

Così come per i comuni precedentemente citati, anche Pfronstetten beneficerà da una scelta tanto sostenibile: la rete di teleriscaldamento verrà infatti alimentata con il legnamei proveniente dai boschi attorno al comune, che non sono soltanto di proprietà pubblica ma anche privata. Un’eccellente opportunità per creare nuove iniziative imprenditoriali.

Mai come in questa particolare fase storica le famiglie italiane si trovano nella necessità di ottimizzare i loro consumi energetici.

Sebbene ARERA (l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) abbia chiarito che il secondo trimestre del 2022 avrebbe comunque visto una riduzione dei prezzi dell’energia per le famiglie con contratto di tutela (si parla di -10,2% per elettricità e di -10% per gas naturale), sono ora disponibili nuove e importanti linee guida per risparmiare ulteriormente sui consumi.

Cominciamo con qualche stima generale: secondo ARERA, la famiglia media italiana consuma annualmente 2,700 kWh per gli impianti elettrico e termico, con una spesa indicativa di circa 1200 euro/anno che vede come componenti più energivore gli elettrodomestici, l’illuminazione, il riscaldamento e il raffrescamento.

Tuttavia, seguendo alcune semplici indicazioni è possibile ridurre i consumi energetici totali addirittura fino al 34%: sono questi i risultati emersi dalle Linee Guida presentate in Parlamento alcune settimane fa e incluse nel documento redatto da SIMA (Società Italiana di Medicina Ambientale) e Consumerismo.

Le regole illustrate per contenere i consumi energetici quotidiani sono sette, e possono essere facilmente implementate in qualunque contesto residenziale.

Le proponiamo a seguire.

La domotica aiuta a risparmiare energia

L’adozione di un sistema domotico per la casa è una strategia efficace per generare un risparmio energetico reale. Ottimizzando la gestione e la regolazione degli impianti termici ed elettrici, è infatti possibile ottenere un taglio sulle bollette dal 20% al 40%.

Se la domotica è completa, ossia prevede un sistema articolato che include anche sensori intelligenti connessi agli utilizzatori elettrici, il risparmio energetico può arrivare addirittura al 50%-60%.

Le luci a LED funzionano meglio, durano più a lungo e consumano meno energia

Anche una semplice operazione come la sostituzione del tradizionale sistema di illuminazione a incandescenza con lampadine a LED contribuisce a far risparmiare energia.

Secondo le linee guida presentate in Parlamento, sarebbe infatti sufficiente sostituire quattro lampadine comuni con altrettante a LED per dare un “taglio” di 50 euro all’anno alla bolletta dell’energia elettrica.

I dispositivi in stand-by sprecano energia: meglio spegnerli

Un’operazione rapida come lo spegnimento dei dispositivi elettronici lasciati in stand-by è anch’essa una tattica efficace per produrre un reale risparmio dell’energia. Non va infatti dimenticato che un elettrodomestico o un dispositivo in stato di “sleep” continua a consumare energia anche se, di fatto, non viene utilizzato.

In questo senso, sarebbe sufficiente dotarsi di ciabatte elettriche con tasto ON/OFF a cui collegare i device per produrre un risparmio pari a ben 100 euro l’anno.

L’approccio funziona molto bene soprattutto su dispositivi che restano accesi soltanto per tempi limitati, come ad esempio il televisore (ma anche la lavatrice, l’asciugatrice, la lavastoviglie, il forno a microonde…): si tratta di un elettrodomestico che, mediamente, passa circa venti ore al giorno in stand-by. Meglio quindi spegnerlo, evitando un inutile spreco di energia elettrica.

L’importanza della manutenzione regolare degli impianti elettrici

Programmare manutenzioni periodiche e regolari degli impianti elettrici di casa è fondamentale per consumare meno energia: come è facile intuire, un impianto correttamente manutenuto è molto più performante ed efficiente, e quindi economicamente più conveniente.

Inoltre, la manutenzione regolare degli impianti evidenzia anche una maggiore attenzione all’ambiente, perché consente di ridurre l’inquinamento.

Riscaldare o rinfrescare casa solo quando serve davvero

L’impiego “intelligente” dell’impianto di riscaldamento e raffrescamento permette di ridurre sensibilmente gli importi in bolletta: meglio quindi accendere i termosifoni o l’aria condizionata soltanto quando ve ne è l’effettiva necessità.

In questo senso, l’installazione di un cronotermostato e di valvole termostatiche potrà offrire un valido supporto nella valutazione di quando accendere gli impianti. Aiuterà comunque anche determinare parametri come la temperatura esterna, il numero di persone presenti negli ambienti, il grado di umidità della stanza, la fruizione reale del locale (meglio evitare il riscaldamento o raffrescamento di una stanza vuota!) e l’apertura di porte e finestre.

L’isolamento termico tra indoor e outdoor fa la differenza

Per produrre un risparmio in bolletta è opportuno favorire un isolamento termico corretto della casa rispetto agli ambienti interni. Anche per edifici preesistenti non correttamente isolati nell’involucro, piccoli stratagemmi come la schermatura delle finestre durante le ore più calde del giorno (con tende, persiane o tapparelle) può contribuire a fare la differenza.

Non va poi dimenticato che una delle principali strategie per tagliare drasticamente i consumi di riscaldamento e raffrescamento consiste nella riqualificazione energetica degli immobili: in termini pratici, questo significa attuare opere di isolamento termico dell’involucro dell’edificio, un intervento che migliora notevolmente non solo la temperatura degli ambienti interni sia in estate che in inverno, ma che apporta anche benefici a livello di comfort acustico.

Apparecchi elettrici usati in modo efficiente

Infine, l’impiego efficiente degli apparecchi elettrici di casa è una buona abitudine quotidiana che porta vantaggi anche in bolletta.

Qualche esempio? Evitare i mezzi carichi in lavatrice o in lavastoviglie, favorire lavaggi nelle fasce orarie più convenienti in funzione della tipologia di fornitura di energia scelta, spegnere le luci nelle stanze non utilizzate, regolare l’intensità dell’illuminazione in relazione alle reali esigenze.

E quando si va in vacanza? Per assenze da casa di diversi giorni, è sempre suggerito lo spegnimento dell’impianto di riscaldamento/raffrescamento e lo scollegamento di tutti i dispositivi dalla rete elettrica.