Come si smaltiscono i pannelli fotovoltaici? Ecco come il rifiuto diventa risorsa

Come è noto, l’industria delle costruzioni richiede il consumo e la trasformazione di una grande quantità di materie prime e, di conseguenza, necessita anche del soddisfacimento di esigenze energetiche molto elevate.

Al fine di limitare quanto più possibile l’impronta ecologica del settore è quindi importante muoversi lungo diverse direttrici: individuando materiali, tecnologie e processi sempre più sostenibili; costruendo edifici meno inquinanti; favorendo l’utilizzo di energia proveniente da fonti rinnovabili; contribuendo a un’edilizia circolare e sempre più virtuosa; riciclando e riutilizzando i materiali.

Quest’ultimo punto è guardato con grande attenzione dal settore delle energie pulite: i produttori di impianti sono infatti consapevoli di doversi impegnare a valorizzare i rifiuti e i materiali “a fine vita” trasformandoli in nuovi prodotti e soluzioni da reintegrare nei cicli produttivi.

Nel caso degli impianti fotovoltaici, quali sono quindi le corrette modalità di smaltimento e in che modo il rifiuto può essere trasformato in una nuova risorsa, recuperando materiali e limitando il consumo di energia e di emissioni?

Cerchiamo di fare chiarezza nei paragrafi a seguire.

La differenza tra riciclo primario e riciclo secondario

Per capire come si smaltiscono i pannelli fotovoltaici è importante prima di tutto evidenziare la differenza tra riciclo primario e riciclo secondario.

Il riciclo primario si verifica quando il rifiuto non viene modificato né dal punto di vista meccanico né da quello chimico: viene, in pratica, semplicemente recuperato e impiegato per altre applicazioni. Un esempio classico di riciclo primario è quello dei coppi di un tetto avanzati, che potranno essere applicati sulla copertura di un capanno per gli attrezzi.

Il riciclo secondario comporta invece la lavorazione del rifiuto, principalmente di tipo meccanico, così da permetterne il recupero e il riuso. Questo tipo di approccio interessa molti materiali e prodotti utilizzati ogni giorno in edilizia, come ad esempio il vetro (totalmente riciclabile), il legno (evitando l’abbattimento di nuovi alberi), l’acciaio (per creare nuovi semilavorati) o l’alluminio (la cui rilavorazione produce un significativo risparmio energetico rispetto alla nuova produzione di materiale).

Sulla base di queste specifiche modalità di riciclo, vediamo ora come è possibile intervenire per smaltire i pannelli fotovoltaici in modo tale da favorire la loro re-immissione nel ciclo produttivo.

Lo smaltimento degli impianti fotovoltaici

Lo smaltimento degli impianti fotovoltaici fa riferimento alle specifiche RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) che già interessa i tradizionali elettrodomestici presenti nelle nostre case: da quelli grandi come frigoriferi e lavatrici a quelli più piccoli, come asciugacapelli e frullatori.

Tuttavia, bisognerà prestare attenzione sia alla natura degli apparecchi da smaltire sia ai materiali con cui questi sono stati costruiti e, in tal senso, si procederà in un ciclo composto da raccolta differenziata con messa in sicurezza dei materiali, trattamento o rilavorazione di quelli riutilizzabili, effettivo riciclo e preparazione alla re-immissione in commercio per il concreto riutilizzo.

Il principale vantaggio dato dallo smaltimento dei pannelli fotovoltaici è legato al fatto che praticamente tutti i materiali che li compongono potranno essere recuperati, trattandosi di alluminio, vetro, rame, argento, silicio, stagno, polimeri e piccole parti di piombo. A fronte di una gestione corretta del rifiuto, si stima che la percentuale di riciclo dell’impianto a energia solare possa arrivare fino al 95%.

Generalmente, un impianto fotovoltaico viene rottamato dopo circa venticinque anni di utilizzo: è questa infatti la sua vita media. Dal momento che questi sistemi di produzione di energia pulita sono relativamente giovani, ci troviamo oggi per la prima a volta a dover smaltire i primissimi impianti ed è molto importante definire un percorso corretto e virtuoso che affronti la gestione del rifiuto in modo tanto pulito quanto la produzione di energia “green”: in questo modo, i materiali che compongono gli impianti potranno rivelarsi una risorsa ricchissima da reintegrare in modo circolare sul mercato.

Il primo passo per smaltire correttamente gli impianti fotovoltaici consisterà quindi sempre nello smontaggio dei pannelli e nella separazione dei materiali che li compongono.

Seguendo le indicazioni presenti nella normativa sui RAEE, i pannelli fotovoltaici rientrano nel raggruppamento n°4 (R4). La modalità di smaltimento e i relativi costi sono legati ad alcune caratteristiche dell’impianto, come la sua potenza nominale, la data dell’installazione e gli eventuali incentivi statali disponibili.

La potenza nominale è quella relativa all’impianto fotovoltaico. Quando tale valore è inferiore ai 10 kW lo smaltimento avverrà secondo i criteri dell’impianto domestico, mentre a fronte di una potenza superiore ai 10 kW bisognerà fare riferimento allo smaltimento di un impianto professionale anche se il sistema è di proprietà di una persona fisica o di un soggetto privato.

Gli impianti fotovoltaici domestici devono essere smaltiti dal proprietario nel Centro di Raccolta dei RAEE di riferimento, senza alcun onere economico da sostenere.

Nel caso dell’impianto fotovoltaico professionale bisognerà riferirsi invece alla normativa sui RAEE del 2014, che integra la Direttiva Europea del 2012:

  • Se l’impianto è stato installato prima del 12.04.2014: i costi di smaltimento ricadono sul proprietario, che potrà comunque avvalersi della modalità di ritiro “Uno contro Uno”. A fronte quindi dell’acquisto di un nuovo impianto fotovoltaico, sarà l’azienda produttrice di quest’ultimo a prendersi carico dello smaltimento del sistema esausto.
  • Se l’impianto è stato installato dopo il 12.04.2014: il costo dello smaltimento sarà a carico del produttore del sistema, mentre il proprietario non dovrà sostenere alcuna spesa.

Vale infine la pena specificare i principali aggiornamenti del MITE pubblicati nell’agosto 2022 a seguito del recepimento delle direttive della Legge 233/2021 di conversione del DL152/2021:

  • La quota trattenuta dal GSE è pari a 10 euro per modulo fotovoltaico a garanzia delle operazioni di smaltimento, sia per gli impianti domestici che per quelli professionali.
  • Sono state introdotte nuove tempistiche e modalità per l’adesione a un Sistema Collettivo di gestione e smaltimento dei pannelli così come indicato nel Decreto Legislativo 118/2020, sempre confermando l’importo di 10 euro di quota trattenuta per singolo modulo fotovoltaico.