G7 Energia: facciamo il punto sui prossimi obiettivi

Gli obiettivi del G7 Energia tenutosi alla fine di maggio sono decisamente ambiziosi, dal momento che si propongono di raggiungere la decarbonizzazione entro il 2035 attraverso l’individuazione di nuove misure comuni a contrasto dei cambiamenti climatici e della crisi ambientale.

Un punto, questo, su cui tutti i ministri rappresentanti dei Paesi del G7 riunitisi a Berlino si sono trovati concordi, come dichiarato anche da una nota congiunta successiva all’evento: “Ci impegniamo a porre fine a tutti i nuovi sostegni pubblici internazionali diretti al settore dei combustibili fossili senza cattura di carbonio entro la fine del 2022.”

L’agenda prevede la decarbonizzazione entro il 2035 della maggior parte della produzione elettrica, e addirittura entro il 2030 della maggior parte dei trasporti su strada. In che modo? In questo secondo caso, aumentando significativamente i trasporti a basse o zero emissioni di carbonio come trasporti pubblici, ferrovie, mobilità condivisa e biciclette e accelerando l’adozione di veicoli elettrici tramite il finanziamento delle infrastrutture di ricarica.

Per quanto riguarda invece la produzione elettrica, il G7 Energia ha indicato la volontà di muovere “passi concreti e tempestivi verso l’obiettivo di un’eventuale eliminazione graduale del carbone domestico senza sosta generazione di energia” e, più nello specifico, di raddoppiare entro il 2025 i finanziamenti per supportare i Paesi in via di sviluppo nel ridimensionamento dell’impiego di combustibili inquinanti, come il carbone. L’Italia è una delle nazioni che si pongono l’obiettivo di abbandonarlo totalmente entro i prossimi tre anni.

Importante è stata anche, nel corso del summit, la tematica dell’aumento dei prezzi dell’energia come conseguenza del conflitto in Ucraina. La situazione attuale, spiega il G7 Ambiente nella sua nota condivisa, rende i Paesi membri “ancora più rafforzati nella loro volontà di accelerare la transizione all’energia pulita, verso un futuro a zero emissioni nel 2050.”

La nota indica anche come la transizione accelerata verso l’energia pulita sia “la chiave per migliorare sicurezza, stabilità e affidabilità delle forniture energetiche, riducendo i rischi climatici e di sicurezza nelle forniture associate alla dipendenza dalle fonti fossili.”

La transizione energetica come motore di sviluppo economico

E c’è di più: la transizione energetica e un sempre più marcato impiego delle energie provenienti da fonti rinnovabili potrebbero generare una sensibile crescita economica, con la creazione di almeno 2,6 milioni di nuovi posti di lavoro nei prossimi dieci anni.

Commenta in questo senso il Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani: “C’è una frase nel comunicato che ricorda che, tra le altre cose, la giustizia sociale internazionale prevede che l’energia debba essere accessibile a tutti, con prezzi moderati. Però i prezzi dell’energia sono un capitolo di un G7 economico.”

John Kerry, il Segretario di Stato USA per il Clima, ha d’altro canto sottolineato l’importanza di associare una nuova generazione di infrastrutture energiche ad altre misure di mitigazione, abbattimento e cattura delle emissioni e indicato l’esigenza di avanzare come G20, per ottenere un sostanziale cambiamento in tempi ragionevolmente brevi.

Infine, il G7 Energia, ha richiesto all’OPEC (Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio) di incrementare l’offerta di petrolio così da contrastare gli attuali aumenti dei prezzi dell’energia, agendo “in maniera responsabile” per “rispondere all’aumento della tensione sui mercati internazionali.”

Infine è stata ribadita nel corso dell’evento la necessità dell’Unione Europea di ridurre in tempi rapidi qualunque dipendenza dal gas naturale russo – nonché l’importanza delle forniture di gas naturale in forma liquida.

Il fulcro della Ministeriale G7 Energia di fine maggio è stato quindi, essenzialmente, la necessità di investire in modo sempre più massivo in energie rinnovabili e in efficienza energetica per offrire una risposta efficace alla situazione geopolitica attuale. Successivamente, nel corso del Vertice G7 di Elmau tenutosi lo scorso giugno, il Presidente Mario Draghi ha ribadito la necessità di grandi investimenti in infrastrutture gas pronte per l’idrogeno.

In questo senso, però, i tempi potrebbero non essere ancora maturi – come sottolineato da ECCO (il think tank italiano, indipendente e senza fini di lucro dedicato alla transizione energetica e al cambiamento climatico con una vocazione nazionale, europea e globale) nel proprio comunicato stampa: “Come mostrato dalla nuova analisi di ECCO sul gas, la fattibilità tecnica e commerciale di una rete polivalente gas-idrogeno non è ancora dimostrata e nella maggior parte dei casi rappresenta un inutile spreco di risorse. Il fatto che l’idrogeno verde serva non significa che sia sensato creare un’infrastruttura per trasportarlo e stoccarlo simile per dimensioni e caratteristiche a quella attuale del gas. I passi in avanti più significativi si registrano sulle nuove partnership globali che potrebbero dare inizio a una nuova era di collaborazione globale.”

E ancora: “La “Partnership globale per le infrastrutture e gli investimenti” punterà a mobilitare 600 miliardi di dollari al 2027 per i paesi in via di sviluppo. Le “Piattaforme per la transizione energetica giusta” con Indonesia, India, Senegal e Vietnam pongono le basi per una transizione dal carbone alle rinnovabili, senza passare dal gas. Presentato infine il “Climate Club”, un forum intergovernativo aperto e collaborativo per la promozione di politiche climatiche ambiziose, comparabili e trasparenti, soprattutto nei settori industriali. Entro fine anno i Ministri competenti dovranno definirne i termini di ingaggio, inclusi criteri minimi di partecipazione.”