Hai mai sentito parlare di teleraffrescamento? Si tratta di una tecnologia in tutto e per tutto simile a quella su cui si basa il teleriscaldamento, del quale abbiamo parlato di recente e che già da qualche anno si sta sviluppando in Italia grazie all’efficienza del sistema e alla sua possibilità di realizzazione tramite infrastrutture preesistenti.

La ragione di questo interesse è facilmente comprensibile: i sistemi di teleraffrescamento attualmente attivi nel nostro Paese sono generalmente associati ai già esistenti sistemi di teleriscaldamento.

In linea generale, ad oggi è possibile erogare il servizio di teleraffrescamento secondo due configurazioni diverse:

  1. Raffrescamento in centrale: in questo caso gli impianti di teleraffrescamento saranno centralizzati e sarà installata una rete ad acqua fredda separata da quella ad acqua calda dedicata invece al teleriscaldamento.
  2. Raffrescamento presso le utenze: in questo caso non sarà presente alcuna rete dedicata al teleraffrescamento e si sfrutterà invece la preesistente rete di teleriscaldamento, con impianti localizzati presso le utenze e alimentati dall’energia termica distribuita dalla medesima rete.

Il teleraffrescamento: efficace per abbattere le emissioni legate alla climatizzazione

In funzione di quanto finora illustrato, il teleraffrescamento rappresenta un’eccellente prospettiva da affiancare all’ormai sempre più noto teleriscaldamento poiché prevede l’utilizzo del calore prodotto dagli impianti di cogenerazione per la produzione – attraverso particolari gruppi frigoriferi ad assorbimento – di acqua non più calda, ma refrigerata.

Focalizzare l’innovazione sulla tecnologia del teleraffrescamento è dunque importante, specialmente in una prospettiva sempre più orientata all’ecosostenibilità e nell’ottica di mitigare le copiose emissioni di CO2 legate al settore della climatizzazione degli ambienti.

In un momento storico in cui i cambiamenti climatici e le loro evidenti conseguenze non possono più essere ignorati, è opportuno che ciascuno di noi faccia la propria parte per contribuire a ridurne gli effetti. Ciò significa che, da un lato le aziende dovranno investire in Ricerca e Sviluppo per integrare al meglio i sistemi di teleriscaldamento e teleraffrescamento con fonti rinnovabili a bassa temperatura e dall’altro i cittadini e le imprese dovranno poter avere l’opportunità di scegliere di dotarsi di queste tecnologie per le proprie forniture di energia.

Un contributo interessante su questi obiettivi è stato recentemente fornito dal nuovo documento guida pubblicato dall’associazione internazionale IRENA in collaborazione con l’università danese di Aalborg, che è possibile leggere per intero a questo link.

Le tecnologie del teleraffrescamento e le prospettive future

Scopriamo dal report che, tradizionalmente, la principale alternativa ai combustibili fossili utilizzata per la climatizzazione degli ambienti è rappresentata da agroenergie e biocarburanti, ma anche che i progressi in ambito energetico rendono ora disponibili numerose ulteriori risorse verdi, come la geotermia a bassa entalpia, il calore di scarto e il solare termico, tutti ampiamente disponibili e potenzialmente più che efficaci per alimentare i sistemi energetici distrettuali.

Il problema, quantomeno al momento attuale, è che gran parte di queste preziose fonti rinnovabili a bassa temperatura è ancora inutilizzato.

La ragione è da addursi al fatto che le fonti non sarebbero immediatamente compatibili con le attuali strutture di teleriscaldamento né con il patrimonio edilizio esistente.

Va da sé che, a livello istituzionale, dovrà quindi essere al più presto favorita una gamma di soluzioni e strumenti che rendano possibile la sinergia tra sistemi energetici distrettuali e green economy.

Più specificamente, IRENA fornisce un’interessante serie di linee guida da seguire nel prossimo futuro per offrire a teleriscaldamento e teleraffrescamento il potenziale di sviluppo che meritano.

Tra queste figurano ad esempio:

  • Lo sviluppo di piani strategici di riscaldamento e raffreddamento basati su chiari driver politici.
  • L’identificazione degli attori chiave che possono promuovere e attuare la transizione energetica.
  • L’elaborazione di scenari tecnici basati su stime della domanda di riscaldamento e raffreddamento.
  • La relativa mappatura delle risorse energetiche rinnovabili a bassa temperatura disponibili sul territorio.
  • L’attuazione concreta del passaggio dai combustibili fossili alle rinnovabili.
  • La modernizzazione delle reti energetiche e la ristrutturazione del patrimonio edilizio preesistente, così che gli edifici possano garantire prestazioni ottimali dal punto di vista energetico, sociale, economico e del comfort abitativo.
  • La promozione dell’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili su scala locale.
  • La creazione di normative favorevoli, di modelli di business positivi e la disponibilità di opzioni di finanziamento per favorire questa innovazione.

Chiudiamo questo excursus con qualche interessante curiosità: oltre che funzionale per la climatizzazione domestica, il teleraffrescamento si dimostra dalle cinque alle dieci volte più energeticamente efficace anche per il raffrescamento delle macchine industriali se paragonato ai sistemi tradizionali e può ridurre i consumi di energia per questo tipo di operazioni fino al 50%.

Il teleraffrescamento è quindi una soluzione pulita ed ecosostenibile alle sempre crescenti esigenze di abitabilità e comfort degli ambienti privati, pubblici e professionali.

Alla fine di luglio, ARERA ha reso noto il primo “Rapporto Monitoraggio dei mercati di vendita al dettaglio dell’energia elettrica e del gas” relativo alla situazione italiana al momento attuale. In sintesi, si scopre che all’incirca la metà degli italiani ha già effettuato il passaggio al mercato libero.

Il rapporto ARERA conferma che oltre la metà dei clienti domestici italiani ha scelto il Mercato Libero

Ora, l’analisi fotografa il reale andamento del mercato energetico italiano confermando che più del 50% degli utenti domestici ha già scelto di passare al mercato libero, con dati che fanno riferimento al marzo scorso.

Nello specifico, il passaggio è stato effettuato dal 57,3% dei clienti nell’ambito dell’energia elettrica e da ben il 60,2% di quelli del settore gas. Inoltre, anche il 68% dei clienti altri usi in Bassa Tensione per l’energia elettrica e il 69,9% dei condomini ad uso domestico (con consumi inferiori a 200 mila Smc) ha scelto di passare al Mercato Libero.

Si tratta di dati certamente interessanti, ai quali vanno sommate ulteriori specifiche degne di nota: la prima e più importante riguarda il fatto che tali passaggi avvengono nella maggior parte dei casi già all’interno del Mercato Libero, ossia riguardano clienti che erano comunque già usciti dal Mercato Tutelato e stanno ora cercando di massimizzare la convenienza dell’offerta energetica – e dunque di minimizzarne le spese.

Inoltre, il nuovo rapporto di ARERA sottolinea come, per quanto riguarda i clienti che escono dal Mercato Tutelato per passare a quello Libero, oltre il 50% scelga comunque di affidarsi al medesimo venditore attivando con esso un nuovo contratto.

Il Rapporto mette poi in luce la presenza di quasi cinquemila offerte attualmente a disposizione degli utenti del Mercato Libero, delle quali però solo il 4,72% (per le offerte luce) e il 9,81% (per le offerte gas) risulta effettivamente più conveniente rispetto al mercato tutelato. Da ciò si denota l’importanza di scegliere con cura l’offerta affidandosi a strumenti di comparazione ampiamente disponibili online, così da individuare le tariffe davvero più vantaggiose.

Ecco quindi che, proprio in relazione a un mercato colmo di proposte commerciali, la capacità di valutare le proposte con metodi oggettivi di confronto potrà fare una reale differenza per chi desidera ottenere il meglio del rapporto qualità/prezzo dalla propria fornitura di energia.

Tra gli altri dati parte del Rapporto di ARERA senza dubbio degni di attenzione figurano infine la tendenza a scegliere un prezzo fisso dell’energia per la maggior parte dei contratti sottoscritti in regime di libero mercato (84% dei casi per l’elettrico e 73,9% dei casi per il gas naturale) e quella a favorire offerte commerciali che includano vantaggi aggiuntivi per il cliente (79,6% dei casi per l’elettrico e 62% dei casi per il gas naturale).

È possibile prendere visione del rapporto nella sua interezza direttamente sul sito web di ARERA.

Il termine “teleriscaldamento” identifica sistemi tecnologici che hanno l’obiettivo di riscaldare gli ambienti oppure produrre acqua calda sanitaria a distanza, con l’ausilio di una rete di tubazioni che trasporta il calore generato dalle centrali di cogenerazione ai singoli edifici/appartamenti.

Per “cogenerazione” si intende invece, una tecnologia ad alta efficienza energetica nata per generare elettricità e catturare calore che, diversamente, risulterebbero inutilizzati.

Lo scopo della cogenerazione è fornire energia termica utile sottoforma di vapore o di acqua calda così da renderla disponibile per il raffrescamento o riscaldamento degli ambienti, per l’erogazione di acqua calda sanitaria e persino per i processi industriali. Si tratta di una tecnologia con un potenziale straordinario, che può raggiungere livelli di efficienza superiori all’80%.

Da un punto di vista strettamente normativo, il concetto di teleriscaldamento è invece definito dal Decreto Legislativo 102/2014, che fa rientrare sotto questo ombrello “qualsiasi infrastruttura di trasporto dell’energia termica da una o più fonti di produzione verso una pluralità di edifici o siti di utilizzazione, realizzata prevalentemente su suolo pubblico, finalizzata a consentire a chiunque interessato, nei limiti consentiti dall’estensione della rete, di collegarsi alla medesima per l’approvvigionamento di energia termica per il riscaldamento o il raffreddamento di spazi, per processi di lavorazione e per la copertura del fabbisogno di acqua calda sanitaria”.

Ricordiamo inoltre che il medesimo decreto indica inoltre come una rete di teleriscaldamento debba utilizzare – per poter essere definita efficiente – almeno il 50% di energia proveniente da fonti rinnovabili o, in alternativa, il 50% di calore di scarto, il 75% di calore cogenerato o ancora il 50% di una combinazione delle modalità finora elencate.

Per quanto riguarda il funzionamento del teleriscaldamento, ci troviamo di fronte a un sistema cosiddetto “a rete”: il calore prodotto dagli impianti viene distribuito agli utenti attraverso un fluido vettore, generalmente acqua o vapore, con l’ausilio un sistema di “tubature di mandata” prima di tornare raffreddato in centrale (attraverso le cosiddette “tubature di ritorno”).

Il sistema di teleriscaldamento nel suo complesso consta di tre componenti principali: la centrale termica, deputata alla produzione di calore (anche in cogenerazione con l’energia elettrica); la rete di trasporto composta da “tubature di mandata” per inviare il calore a destinazione; il sistema di “tubature di ritorno” tramite il quale il fluido ormai freddo torna alla centrale o alle eventuali sotto-centrali di supporto.

Quali sono i vantaggi del teleriscaldamento?

I vantaggi garantiti del teleriscaldamento sono davvero numerosi e proprio in funzione di essi questa tecnologia si sta diffondendo in modo sempre più rapido e capillare.

Tra i benefit più importanti va senza dubbio citato l’elevato comfort ambientale che il teleriscaldamento è in grado di generare negli ambienti indoor, il tutto a fronte della completa assenza di vettori potenzialmente pericolosi. A questo va sommata la scarsissima manutenzione di cui il sistema di teleriscaldamento ha bisogno e la sua lunga durata nel tempo.

Siamo già ben consapevoli di questi vantaggi perché questa modalità di erogazione dell’energia non è, concettualmente, affatto nuova e addirittura andrebbe ricondotta al XIV secolo, quando il villaggio francese di Chaude-Aigues era solito ricevere la sua energia attraverso condutture in legno di acqua riscaldata proveniente da una fonte geotermica.

Ovviamente le tecnologie si sono enormemente evolute da allora e ciò permette ai sistemi di teleriscaldamento attuali di soddisfare le sempre più marcate esigenze di sostenibilità ambientale e risparmio energetico richieste dal mercato (e dalle persone!).

Infine, vanni citati ulteriori vantaggi di questo sistema rispetto alla produzione di energia termica decentralizzata presso gli utenti:

  • Garanzia di un servizio continuativo;
  • Eliminazione delle caldaie domestiche e relativi punti di emissione, con conseguente incremento della sicurezza di cose e persone;
  • Maggiori efficienze di conversione;
  • Nessuna necessità di trasporto di combustibile nei centri abitati, di nuovo con conseguente incremento della sicurezza di cose e persone.

Perché il teleriscaldamento è una scelta sostenibile?

Dal punto di vista ambientale, il teleriscaldamento è una tecnologia vincente. Non soltanto garantisce un’ottima efficienza energetica a fronte di una più elevata sicurezza degli approvvigionamento, ma permette anche il recupero del calore di scarto, realizzando in pieno una delle più note regole dell’economia circolare.

Il sistema vanta al contempo un impatto sull’ambiente ridotto rispetto ad altri sistemi di erogazione dell’energia e oltre a contribuire all’abbattimento delle erogazioni di CO2 nell’atmosfera, richiede anche minori superfici nelle quali stoccare i suoi rifiuti.

Grazie infine alla possibilità di utilizzo combinato di diverse fonti rinnovabili, il teleriscaldamento si propone come efficiente strumento per una reale transizione energetica, dal momento che oltre alle biomasse può sfruttare anche il solare termico e la geotermia.

Scopri dove Gelsia sta già erogando il teleriscaldamento!