Si informa la gentile clientela che a decorrere dal 2 Novembre 2022 gli orari del Gelsia Point di Trezzo sull’Adda saranno i seguenti:

  • Lunedì: 9:00-13:00
  • Martedì: 9:00-13:00 / 14:00-18:00
  • Mercoledì: 9:00-13:00
  • Giovedì: 9:00-13:00 / 14:00-18:00
  • Venerdì: 9:00-13:00

E’ attivo il servizio “Salta la coda” per consentire ai clienti di prenotare il proprio ticket per l’accesso ai Gelsia Point direttamente online dalla home page del sito gelsia.it, accedendo alla sezione Salta la coda. Consigliamo di effettuare sempre la prenotazione del proprio turno.

 

Negli ultimi mesi si sente quotidianamente parlare della crisi energetica che, nel 2022, ha colpito non soltanto il nostro Paese ma l’Europa intera.

Al fine di prendere decisioni informate in futuro, è importante comprendere le ragioni che hanno generato la situazione attuale e quali strategie potrebbe essere opportuno mettere in atto per far fronte agli ormai inevitabili aumenti dei costi dell’energia.

La premessa da fare riguarda il concetto stesso di crisi energetica. Cosa vuol dire esattamente?

Si definisce in questo modo una condizione nella quale la domanda di energia subisce un incremento e, contestualmente, la disponibilità di energia (e quindi la sua offerta) diminuisce. Va da sé che una situazione di questo genere è strettamente connessa anche a un incremento molto sensibile dei prezzi per i consumatori.

Le cause principali della crisi energetica europea: dalla guerra in Ucraina al cambiamento climatico

Il principale fattore che ha portato l’Europa ad attraversare l’attuale crisi energetica è senza dubbio la guerra scoppiata in Ucraina lo scorso febbraio.

In considerazione del fatto che il conflitto, sfortunatamente, non sembra essere per ora in via di risoluzione è ragionevole ipotizzare che la problematica delle forniture di energia continuerà anche nei prossimi mesi e, anche nell’ipotesi in cui la guerra dovesse terminare domani, sarebbe comunque necessario diverso tempo perché si verifichi un effettivo ritorno alla normalità.

Le sanzioni imposte dall’UE alla Russia come conseguenza di quanto sta accadendo in Ucraina hanno diminuito in modo sostanziale le forniture di gas provenienti da Mosca. Tale situazione ha messo in difficoltà diverse economie europee, inclusa quella italiana, che si caratterizza peraltro per una fortissima dipendenza dal gas naturale e dalle importazioni di combustibili fossili da altri Paesi.

Sono numerose le nazioni dell’Europa che si trovano oggi a fare i conti con vere e proprie fragilità strutturali e condizioni di dipendenza da altri Paesi per quanto riguarda la fornitura di energia. Per tutti, è quindi ora più che mai individuare modalità e fonti di energia alternative che possano sopperire a tale mancanza.

Allo stesso tempo, i sempre più visibili cambiamenti climatici cominciano a influire sensibilmente sull’economia europea e globale: nell’intento di individuare soluzioni a breve termine al riscaldamento globale, l’adozione di energie rinnovabili e di sistemi “puliti” come l’idroelettrico e l’eolico hanno subito contestualmente importanti rallentamenti.

A tale problematica va poi connessa quella della transizione energetica verso fonti prive di emissioni di gas serra – il cui oggettivo ritardo pone molti Paesi nella condizione in cui si trovano attualmente.

Prendiamo di nuovo come esempio l’Italia: la fonte prevalente di consumo nel nostro Paese, sia per la manifattura che per la distribuzione di energia, è il gas naturale, con percentuali rispettivamente del 76% e del 49% al 2019. Tali valori sono più ridotti in altre nazioni europee, che comunque si trovano oggi ugualmente in difficoltà.

Come l’UE intende rispondere alla crisi energetica?

Per quanto riguarda le soluzioni per arginare i danni causati dall’attuale crisi energetica, le ipotesi oggi sui tavoli europei sono molte e diversificate a seconda delle singole esigenze ed economie.

In Germania – la nazione che più di tutte importa combustibili dalla Russia – sono stati da poco chiusi per problemi tecnici tre dei sei reattori nucleari disponibili, e il governo ha recentemente dichiarato la propria intenzione di nazionalizzare Uniper, il più grande importatore di gas russo del Paese, rilevando il proprietario finlandese della compagnia, Fortum. Allo stesso tempo, Berlino sta riattivando anche il fondo di stabilizzazione economica già potenziato durante il COVID.

La Francia sembra orientata a seguire il medesimo paradigma attraverso la nazionalizzazione di Électricité de France (EDF), colosso energetico di cui lo Stato detiene comunque già l’84%.

E se, almeno al momento, non paiono esserci certezze inamovibili sul tetto al prezzo del gas, sono numerosi i Paesi europei che valutano o addirittura mettono in pratica il cosiddetto lockdown energetico, che consiste in azioni quali lo spegnimento delle vetrine dei negozi e la riduzione dell’illuminazione urbana; la posticipazione di qualche settimana dell’accensione del riscaldamento e la diminuzione delle temperature (di circa due gradi) all’interno delle case.

In Italia, l’edizione 2022 del periodico sondaggio IAI-LAPS offre qualche interessante spunto di riflessione: il 53% dei nostri connazionali indicherebbe oggi come prioritaria l’esigenza di garantire rifornimenti energetici. Nel 2021, questa percentuale si attestava soltanto all’11%.

Al momento attuale, l’autonomia energetica è quindi considerata come una priorità assoluta dal 23% degli italiani, prima ancora del sostegno all’economia e del contrasto all’emergenza climatica. Secondo gli intervistati, la direttrice da seguire è quella di una sempre più marcata diversificazione degli approvvigionamenti energetici e di una progressiva – ma rapida – decarbonizzazione.

A livello UE si continua invece a puntare moltissimo su REPower EU con l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il prossimo 2030, così da soddisfare le esigenze di neutralità climatica per il 2050 come previsto dal Green Deal Europeo. Di questo argomento abbiamo parlato più in dettaglio in un recente articolo sul blog di Gelsia.

Informiamo la gentile clientela che nella giornata di lunedì 31 Ottobre  i Gelsia Point saranno chiusi al pubblico.

Per informazioni è possibile contattare il call center Gelsia al numero verde 800.478.53 (gratuito da rete fissa e mobile), attivo dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 20.00, sabato dalle 9.00 alle 14.00 o consultare il nostro sito gelsia.it.

L’idrogeno verde è considerato la variante “pulita” del comune idrogeno. Non è presente in natura, ma può essere prodotto con l’impiego di fonti rinnovabili e attraverso un particolare processo chiamato elettrolisi. L’elettrolisi permette quindi la produzione di idrogeno verde che, successivamente trasformato, diventa energia e vapore acqueo con la garanzia di totale assenza di effetti inquinanti.

Questa premessa è importante per comprendere le novità introdotte dal Decreto Ministeriale PNRR 2 relativamente alle “Condizioni per l’accesso alle agevolazioni sul consumo di energia rinnovabile in impianti di elettrolisi per la produzione di idrogeno verde”, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale lo scorso 23 settembre 2022 ed entrato ufficialmente in vigore il giorno seguente.

Chiamato anche Decreto sulle Agevolazioni, il documento, convertito con modifiche dalla legge 29 giugno 2022, n. 79, permette ora di ottenere interessanti agevolazioni per la produzione di idrogeno verde sul territorio italiano. Tra queste, quelle più degne di nota riguardano la possibilità di non sostenere gli oneri generali afferenti al sistema elettrico, la cumulabilità dell’agevolazione con altri sgravi fiscali concessi sempre in favore dell’H2 green e l’esenzione dall’accisa se l’idrogeno verde non viene direttamente utilizzato come carburante nei motori termici.

A determinare le modalità di fruizione dell’agevolazione e quelle per la copertura degli oneri generali di sistema sarà ARERA, ossia l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente.

A chi si rivolgono le agevolazioni previste dal Decreto PNRR 2

Il Ministero della Transizione Ecologica ha reso noti i casi, le condizioni tecniche e la platea dei beneficiari che potranno usufruire allo sgravio applicato all’energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili utilizzata per alimentare gli impianti di produzione di idrogeno verde sul territorio nazionale. Tutti i dettagli sono inclusi nell’atto ministeriale pubblicato recentemente sulla Gazzetta Ufficiale.

In sintesi, il provvedimento si rivolge a soggetti pubblici e privati relativamente ai consumi elettrici annui da FER utilizzati per l’elettrolisi. La condizione chiave per l’accesso all’esenzione è che l’idrogeno verde prodotto porti a una riduzione delle emissioni del gas serra nel ciclo di vita pari al 73,4% rispetto a un combustibile fossile di riferimento di 94 g CO2e/MJ.

Inoltre, l’idrogeno verde dovrà necessariamente essere prodotto per elettrolisi a partire da fonti di energia rinnovabili e/o dall’energia elettrica di rete, sia per quanto riguarda gli impianti co-localizzati che tramite l’impiego di un tratto di rete elettrica.

Nel caso in cui tali requisiti venissero soddisfatti, l’energia elettrica rinnovabile impiegata negli impianti di elettrolisi per la produzione di idrogeno verde non sarebbe assoggettata al pagamento della quota variabile degli oneri generali relativi al sistema elettrico.

Per quanto riguarda invece il calcolo e la verifica del requisito di riduzione delle emissioni di gas serra, essi dovranno avvenire “considerando la media annuale dei contributi apportati da:

  1. l’energia elettrica prelevata dalla rete, alla quale si attribuisce un fattore emissivo nel ciclo di vita pari al valore medio annuale dei consumi elettrici su base nazionale dell’anno precedente; 
  2. l’energia elettrica prelevata dalla rete con garanzia di origine rinnovabile ai sensi dell’art. 46 del decreto legislativo n. 199 del 2021, il cui fattore emissivo è considerato nullo; 
  3. l’energia elettrica rinnovabile con collegamento diretto all’impianto, il cui fattore emissivo è considerato nullo.”

Qualche dettaglio in più sull’elettrolisi e sull’idrogeno verde

Ora che abbiamo illustrato le nuove disposizioni previste dal Decreto Agevolazioni, entriamo più in dettaglio sulla tecnica dell’elettrolisi che permette la produzione di idrogeno verde, chiamato in questo modo perché la modalità con cui viene realizzato è, appunto, sostenibile (in particolare se l’elettrolisi è generata da un impianto alimentato a fonti rinnovabili).

L’elettrolisi prevede la scissione dell’acqua in ossigeno e idrogeno utilizzando corrente elettrica. Si tratta di un processo di tale interesse per il settore fotovoltaico che molte aziende che operano in questa industria sono attualmente impegnate nella progettazione di celle multi-funzione che riducano i costi per realizzare questa tecnologia.

Una volta ottenuto, l’idrogeno verde è una sostanza pulita che può trovare applicazione in diversi ambiti: come carburante per i veicoli, come “ingrediente” di base per le batterie oppure come componente di sistemi di combustione interna. Come combustibile puro l’idrogeno verde non è particolarmente interessante, dal momento che una volta entrato in contatto con l’aria produce un gas inquinante – l’ossido di nitrogeno – di fatto vanificando la propria esistenza. Questo significa che, se tale sostanza venisse impiegata per alimentare i veicoli, questi non sarebbero a zero emissioni.

I vantaggi dell’idrogeno verde sono comunque molteplici: è del tutto sostenibile perché non emette alcuna forma di gas inquinante; può essere conservato con facilità e utilizzato anche in un momento successivo; è flessibile dal punto di vista applicativo perché può essere trasformato in elettricità o gas sintetico; ed è trasportabile con gli stessi condotti normalmente utilizzati per il gas naturale.

Se si considera che uno dei principali limiti dell’idrogeno verde risiede proprio negli elevati costi del processo di elettrolisi, è facile capire per quale ragione le agevolazioni introdotte dal recente Decreto siano osservate con tanta attenzione.

L’impianto fotovoltaico è un impianto elettrico progettato per trasformare, in modo istantaneo e diretto, l’energia proveniente dal sole in energia elettrica senza necessità di impiego di alcun combustibile. È quindi un sistema deputato alla produzione “pulita” di elettricità, ed è considerato oggi una delle soluzioni più degne di nota e facilmente implementabili nell’ottica di un futuro energeticamente più verde e sostenibile.

La presenza in Italia degli impianti fotovoltaici è sempre più diffusa e, con essa, dovrebbe andare di pari passo anche il loro utilizzo consapevole e un monitoraggio attento dei parametri necessari a “comprendere” l’impianto: la corretta gestione di questi sistemi è infatti al cuore del loro funzionamento ottimale.

Uno dei parametri principali che è essenziale conoscere relativamente a qualunque impianto fotovoltaico è il suo rendimento.

Di cosa si tratta? Si definisce “grado di rendimento” la percentuale di energia solare che viene immagazzinata e convertita in energia elettrica rispetto al totale dell’energia solare che colpisce il pannello fotovoltaico.

Perché è importante conoscere il rendimento dei pannelli fotovoltaici e come calcolarlo

Il rendimento dei pannelli fotovoltaici è quindi la quantità di energia solare che questi riescono a convertire in energia elettrica per unità di superficie. Tale dato deve essere necessariamente basato su riferimenti identici per tutti i produttori di impianti e, pertanto, viene calcolato nelle condizioni di cosiddetta “Standard Test Condition”.

La condizione standard di test prevede un irraggiamento di 1000 W/mh a una temperatura di 25°C e su una distribuzione spettrale pari a 1,5.

Il massimo rendimento alle condizioni STC corrisponde al valore che i produttori di impianti fotovoltaici attribuiscono ai loro pannelli.

Per quanto riguarda invece l’applicazione pratica della formula che calcola di tale valore, sarà sufficiente conoscere la potenza di picco e le dimensioni del pannello fotovoltaico comprese le cornici, ovvero l’ingombro complessivo del modulo.

Si procederà poi come segue:

Rendimento % = (Potenza / Superficie / 1000) * 100

Per “Potenza” si intende quindi la potenza di picco del modulo espressa in watt, mentre per “Superficie” faremo riferimento all’ingombro totale del modulo in metri quadrati (come indicato poco sopra). Il valore 1000 corrisponde all’irraggiamento di 1000 w/mq, mentre la moltiplicazione finale per 100 permette di ottenere il rendimento del pannello fotovoltaico in percentuale.

Perché è così importante sapere come calcolare il rendimento dell’impianto fotovoltaico? Essenzialmente, perché ci permette di ottenere una panoramica precisa sull’efficienza complessiva del nostro sistema, ossia su quanta energia sia effettivamente in grado di produrre.

Un buon software gratuito che offre la possibilità di procedere a questo calcolo è stato messo a disposizione dall’Unione Europea, ed è disponibile a questo link. Sebbene si tratti di un tool di simulazione, i suoi risultati sono piuttosto accurati e rappresentano quindi un ottimo parametro di riferimento per chi vuole conoscere questo importante dato.

Cosa influisce sul rendimento dei pannelli fotovoltaici?

Nel calcolo del rendimento di un impianto fotovoltaico è infine molto importante considerare i diversi fattori di influenza, ossia le condizioni e le caratteristiche che possono migliorare o peggiorare la performance dei pannelli.

Partendo quindi dal presupposto che il rendimento dei moduli dichiarato dal produttore fa sempre riferimento alle condizioni standard che abbiamo indicato in precedenza, dovremo tenere a mente che questo valore non potrà comunque essere costante ma, al contrario, subirà delle variazioni in funzione di molteplici discriminanti.

Tra queste figurano:

  • Le caratteristiche e le prestazioni dei materiali con cui sono costruiti i vari componenti dell’impianto, come ad esempio gli inverter.
  • L’esposizione corretta dei moduli alla luce del sole (in Italia, sud, sud-est o sud-ovest sono considerate esposizioni ottimali).
  • L’inclinazione dei moduli (ideale sarebbe di 30°/35°).
  • Le condizioni di temporaneo ombreggiamento dei pannelli.
  • La temperatura di esercizio dei materiali (la performance dell’impianto fotovoltaico tende a ridursi in ambienti troppo caldi).
  • La composizione dello spettro di luce.
  • Il naturale decadimento dei moduli come conseguenza dell’usura del tempo, stimabile in una percentuale pari all’1% circa l’anno.

Ecco quindi che il buon funzionamento di qualunque impianto fotovoltaico sarà il risultato della sinergia tra fattori interni – ossia le caratteristiche proprie del sistema e dei suoi componenti, come moduli, inverter, cablature, ottimizzatori e via discorrendo – e fattori esterni, solo parzialmente controllabili (lo sarà ad esempio il posizionamento dei pannelli, mentre nulla si potrà fare per modificare le condizioni climatiche o la latitudine del luogo).

Anche la presenza di polvere e sporcizia sui pannelli e un’inadeguata o assente opera di manutenzione sono elementi chiave che producono inevitabilmente perdite di rendimento dell’impianto nel suo complesso.

Al momento attuale, i pannelli fotovoltaici a base di silicio comunemente utilizzati hanno valori di rendimento che oscillano tra l’8,5% dei moduli in silicio amorfo e il 21%-25% dei moduli in eterogiunzione. Tuttavia, queste percentuali sono destinate a incrementarsi in relazione ai costanti investimenti tecnologici nel settore dell’energia solare che, di fatto, producono innovazioni frequenti nella progettazione degli impianti.

I recenti dati resi noti dall’Osservatorio FER (Fonti di Energia Rinnovabili) di ANIE Rinnovabili, l’associazione delle imprese della produzione elettrica a zero emissioni, mettono in luce una vera e propria impennata delle rinnovabili in Italia durante i primi sei mesi del 2022.

Il report si basa sulle statistiche registrate da Terna, che evidenzia come la soluzione più apprezzata dagli italiani sia il fotovoltaico (con addirittura un 193% di installazioni in più rispetto al primo semestre del 2021), seguita dall’eolico (+66%) e dall’idroelettrico (+72%).

In termini di megawatt, il nostro Paese ha registrato l’installazione di 1.211 mW di nuova potenza di fonti rinnovabili totali: numeri estremamente interessanti specialmente nell’ottica di un futuro sempre più energeticamente sostenibile.

Particolarmente degno di nota risulta, come accennato in apertura, è il “balzo” del fotovoltaico, che di fatto conferma una tendenza in ascesa evidente in Italia ormai da qualche tempo.

Il fotovoltaico è l’energia verde più amata dagli italiani

Quando si parla di fotovoltaico, il report di ANIE Rinnovabili ci segnala che la potenza totale connessa nel primo semestre di quest’anno è pari a 1061 mW, costituita per il 34% da installazioni di potenza inferiore ai 10 kW, per il 31% da quelle tra i 10 kW e l’1 mW, e per il 35% da quelle superiori a 1 mW.

Per quanto riguarda invece le variazioni tendenziali, paragonando il 2021 al 2022 scopriamo che nei mesi del secondo trimestre di quest’anno (ovvero da marzo a giugno) l’incremento di potenza installata è stato, rispettivamente, del 193%, dell’84% e addirittura del 348%, con una media mensile in netta crescita rispetto soltanto a dodici mesi fa.

E le regioni italiane che più favoriscono l’energia pulita? Sempre comparato al 2021, l’incremento maggiore di energia installata riguarda nell’ordine:

  • Basilicata: +611%
  • Sicilia: +599%
  • Sardegna: +1180%
  • Valle d’Aosta: +2305%

È comunque importante sottolineare che queste non sono le uniche regioni italiane che puntano al fotovoltaico per ottenere energia pulita, e che tutta la nazione nel suo complesso continua a registrare un andamento molto positivo.

In conclusione, i dati confermano che il settore delle energie provenienti da fonti rinnovabili è in ottima salute e, di fatto, in crescita continua lungo diverse direttrici: dal fotovoltaico all’eolico, fino all’idroelettrico. E sebbene il contesto internazionale attuale sia oggettivamente difficoltoso, gli italiani sembrano sempre più orientati a un’energia sostenibile.

ANIE Rinnovabili sottolinea le due esigenze alle quali è ora più che mai opportuno rispondere con tempestività: da un lato, la disponibilità a breve termine delle tecnologie necessarie per realizzare gli impianti di energia “pulita”; dall’altro, la capacità degli installatori di assorbire una domanda che sembra crescere in modo inarrestabile.

Contestualmente, ANIE Rinnovabili auspica soluzioni rapide che stabilizzino la situazione della cessione del credito in modo che aumenti la possibilità di acquisizione da parte degli istituti di credito e che la platea dei soggetti ad essa abilitati sia sempre più ampia.

Tale prospettiva si rivela particolarmente importante soprattutto in virtù del potenziale di crescita delle rinnovabili nel segmento commerciale e industriale, anch’esso sempre più interessato alle energie provenienti da fonti sostenibili.

Se lo desideri puoi scoprire di più sull’Osservatorio FER a questo link pubblicato sul sito di ANIE.

Con delibera 374/2022/R/com, l’Autorità di Regolazione (ARERA) ha modificato il riferimento per la determinazione del prezzo per le forniture gas nel servizio di tutela. La nuova modalità si applicherà a partire dal 1° ottobre 2022. Da tale data, il nuovo riferimento da utilizzare ai fini della determinazione della componente materia prima (Cmem) sarà fissato pari alla media mensile del prezzo del PSV day ahead rilevato da ICISHeren. L’ARERA provvederà a pubblicare il valore sul proprio sito internet (www.arera.it) all’inizio del mese successivo a quello di riferimento.

Conseguentemente, a partire dalla stessa data, anche i prezzi del teleriscaldamento di Gelsia saranno aggiornati mensilmente.

Pertanto dal 1° ottobre il prezzo del teleriscaldamento applicato verrà aggiornato sulla base della variazione mensile della tariffa del gas metano condomini del Servizio di tutela (fino a 200.000 mc/anno); tale prezzo è comprensivo di tutte le componenti (Cmem, CCR, GRAD, CPR, QVD variabile, servizi di rete e oneri, accise).

La struttura del prezzo resta quindi identica, con la sola variazione del valore di riferimento della componente materia prima gas e la periodicità di aggiornamento che passa da trimestrale a mensile.