Dal 3 ottobre i Gelsia Point di Seregno, Desio, Cesano Maderno, Limbiate e Lissone adotteranno nuovi orari di apertura al pubblico, studiati per permettere una maggiore flessibilità e facilità di accesso alla clientela.

Le novità più importanti che riguardano i Point sopra indicati sono:

– apertura con orario continuato, anche in pausa pranzo, dal lunedì al venerdì

– apertura in fascia preserale

– apertura tutti i sabati mattina

Presso i Gelsia Point sul territorio, i nostri clienti e tutti i cittadini possono ricevere ogni tipo di informazione commerciale, dare corso a tutte le pratiche di gestione dei rapporti contrattuali riguardanti i servizi gas metano ed energia elettrica, conoscere le nostre soluzioni di efficienza energetica.

I clienti Gelsia possono rivolgersi indistintamente a tutti i nostri Gelsia Point per stipulare contratti gas e energia elettrica, conoscere le offerte, effettuare prime attivazioni e richiedere tutte le informazioni sulle proprie forniture.

E’ attivo il servizio “Salta la coda” per prenotare il proprio ticket per l’accesso ai Gelsia Point direttamente online https://gelsia.cloud.incifra.it/booking/

Gelsia inoltre mette a disposizione di tutti i clienti un’Area Clienti online, raggiungibile all’indirizzo https://areaclienti.gelsia.it/public/, per poter usufruire di tanti servizi gratuiti 24 ore su 24, comodamente da casa. Accedendo all’Area Clienti è possibile visualizzare e scaricare le bollette di gas ed energia elettrica, comunicare l’autolettura, richiedere la modifica di potenza e la domiciliazione delle forniture, pagare tramite carta di credito.

 

Gli impianti industriali di cogenerazione sono considerati una tecnologia particolarmente interessante nell’ottica di uno sviluppo futuro perché permettono l’impiego di un solo sistema per ottenere una produzione addirittura doppia di energia.

Per capire come funziona un impianto di cogenerazione, è innanzitutto importante ricordare cosa sia quest’ultima. Si tratta di un processo attraverso il quale un singolo impianto può procedere alla produzione combinata di calore e di energia elettrica: siamo quindi di fronte a un sistema sostenibile e certamente più rispettoso dell’ambiente se paragonato ad altre tipologie di impianto tradizionale, poiché non disperde il calore di scarto ma procede invece a riutilizzarlo trasformandolo in “nuova” energia.

Va da sé che, in contesti particolarmente energivori come l’industria o il terziario, la cogenerazione rappresenti quindi un importantissimo vantaggio non solo perché fornisce sia calore che elettricità, ma anche perché assicura una resa energetica superiore rispetto a quanto farebbero due produzioni energetiche separate.

La fonte di energia primaria utilizzata nei processi di cogenerazione è costituita, almeno al momento attuale, da combustibili fossili come il gasolio o il gas GPL, ma anche da combustibili organici non fossili come il biogas, il biometano, le biomasse e l’olio vegetale. Si stima invece che, nel prossimo futuro, questi sistemi potranno essere equipaggiati di particolari celle a combustibile che permetteranno di sfruttare la reazione dell’idrogeno con l’ossigeno.

Cos’è la cogenerazione e perché è sempre più importante in ambito industriale

Di norma, l’energia termica e l’energia elettrica sono il risultato di due processi specifici e separati: la prima comporta l’impiego di caldaie che trasformano combustibile a elevato valore termodinamico in energia termica dal basso valore termodinamico; la seconda è prodotta di solito da centrali termoelettriche che rilasciano nell’ambiente energia termica a bassa temperatura.

Le industrie (ma anche il terziario) necessitano ovviamente di una disponibilità simultanea di entrambe queste tipologie di energia e, con un impianto di cogenerazione, possono ottenere la loro produzione contemporanea attraverso l’installazione di un unico sistema.

È evidente che una diffusione sempre più marcata di questa tecnologia produrrà quindi una maggiore efficienza abbinata al sensibile risparmio energetico determinato dalle minori quantità di combustibile utilizzato per “alimentare” tali attività. Va infatti ricordato che, se in una tradizionale centrale termoelettrica gran parte dell’energia termica inizialmente prodotta viene sprecata (la percentuale che viene convertita in energia elettrica varia infatti dal 30% al 55%) e dispersa nell’ambiente come calore, negli impianti industriali di cogenerazione il calore viene invece recuperato e utilizzato per altre funzioni, come ad esempio la generazione secondaria di elettricità o la produzione di acqua calda sanitaria.

Tale tecnologia garantisce quindi un aumento concreto della resa energetica complessiva, che sale a una percentuale variabile dal 65% al 90%.

Quali sono i vantaggi degli impianti industriali di cogenerazione?

Ora che abbiamo chiarito cos’è un impianto industriale di cogenerazione e come funziona, vediamo di illustrare in modo chiaro i suoi vantaggi principali.

Oltre alla già citata elevata efficienza energetica garantita dal fatto che tale sistema produce contestualmente due diverse tipologie di energia, un impianto di questo genere si rivela anche estremamente conveniente dal punto di vista economico perché sfrutta il suo stesso calore di scarico trasformandolo in ulteriore energia. In un contesto industriale o legato al terziario, l’abbattimento dei costi sarà inoltre legato anche alle minori risorse richieste per la realizzazione e l’installazione dell’impianto (uno solo anziché due).

Gli impianti industriali di cogenerazione assicurano poi un miglioramento del rendimento complessivo con un abbattimento dei consumi pari al 35%-40%. A livello di sostenibilità, tale diminuzione produce a sua volta una minore emissione in atmosfera, con conseguente riduzione dell’impatto ambientale della produzione di energia termica ed elettrica.

A questi importantissimi vantaggi energetici, economici e ambientali vanno poi sommati quelli che derivano dalle specifiche caratteristiche tecniche di questi impianti. La loro localizzazione vicino all’utenza, ad esempio, riduce le perdite di trasmissione legate alla distribuzione e al trasporto dell’energia, e il loro funzionamento in modalità stand-alone aumenta la sicurezza e riduce i fermo-attività perché minimizza i rischi di interruzione dell’energia causati da problematiche di rete.

Il futuro? Gli impianti di trigenerazione

Se, al momento attuale, gli impianti industriali di cogenerazione si propongono come soluzione efficiente e sostenibile per i settori più energivori, il futuro potrebbe portare ulteriori importanti novità con i sistemi di trigenerazione, che rappresentano in sintesi una versione ancora più evoluta di quelli di cogenerazione.

Il loro funzionamento è facile da intuire: oltre che elettricità e calore, gli impianti di trigenerazione possono produrre anche un’ulteriore tipologia di energia, che è quella frigorifera. Ci troviamo quindi nuovamente di fronte a una tecnologia altamente innovativa per la produzione combinata di energia che, se applicata su larga scala, permetterebbe di raggiungere più facilmente gli obiettivi dell’Agenda ONU 2030 e del Protocollo di Kyoto.

L’UE mira a costruire un’Europa sempre più “verde” grazie alla diffusione progressivamente più marcata e trasversale dell’energia proveniente da fonti rinnovabili, che dovrà pertanto essere più facile da realizzare e ottenere, più conveniente dal punto di vista economico e burocraticamente più snella. Questo è, in sintesi, l’obiettivo del piano REPowerEU presentato dalla Commissione Europea alla fine della scorsa primavera.

Chiaramente, in considerazione dell’attuale scenario geopolitico si fa ora imperante l’esigenza di ottenere, per l’Europa intera, una vera indipedenza energetica – poiché soltanto attraverso di essa sarà possibile agevolare e velocizzare la cosiddetta “transizione verde”. E particolare attenzione è dedicata, in questo senso, a diversi nuovi interventi orientati alle fonti di energia rinnovabile, all’efficientamento energetico e alle comunità energetiche.

Vediamo quindi insieme quali sono i punti salienti proposti nel nuovo pacchetto REPowerEU.

Le principali novità del piano REPowerEU della Commissione Europea: il pacchetto “Pronti per il 55%”

Come accennato, l’energia proveniente da fonti “pulite” rappresenta senza dubbio uno dei pilastri di REPowerEU, che di fatto si propone come risposta concreta alle difficoltà energetiche e dei mercati riscontrate a partire dall’inizio del conflitto in Ucraina. Per smarcarsi dalla dipendenza energetica da altre nazioni, l’Europa punta essenzialmente ad accelerare il suo percorso verso la transizione verde che, a sua volta, genererà un abbassamento dei prezzi dell’energia.

In questo senso, il pacchetto presentato dalla Commissione Europea propone di aumentare dal 40% al 45% le rinnovabili entro il 2030, rafforzando contestualmente le misure di efficienza energetica a lungo termine con un incremento dal 9% al 13% dell’obiettivo vincolante. In più, REPowerEU punta ad abbattere sia nell’industria che nei trasporti il ricorso ai combustibili fossili.

L’azione è quindi su più fronti: industria, edilizia e trasporti. In tutti e tre questi tre ambiti, espandere e accelerare l’impiego di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili è il fine ultimo da perseguire per conseguire una reale indipendenza energetica, ottenere e promuovere una maggiore sostenibilità ambientale e fornire energia a prezzi più convenienti.

REPowerEU specifica le novità in un apposito pacchetto, intitolato “Pronti per il 55%”, che riassumiamo a seguire:

  • L’UE propone una strategia per raddoppiare la capacità solare fotovoltaica entro il 2025 e installare 600 GW entro il 2030.
  • Introduzione graduale dell’obbligo giuridico di installare pannelli solari sui tetti di tutti i nuovi edifici pubblici, residenziali e commerciali.
  • Raddoppiamento del tasso di diffusione delle pompe di calore unito a misure per l’integrazione di energia termosolare e geotermica nei sistemi di teleriscaldamento e riscaldamento collettivo.
  • Definizione di un obiettivo di 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile prodotto in Europa e di altrettanto idrogeno importato entro il 2030, così da sostituire gas naturale, carbone e petrolio nei trasporti e nei settori industriali in cui la decarbonizzazione è più complessa.
  • Piano di azione per il biometano con la definizione di strumenti specifici, quali il nuovo partenariato industriale e gli incentivi finanziari per portare la produzione a 35 miliardi di metri cubi entro il 2030.
  • Raccomandazione della Commissione UE in merito al riconoscimento delle energie rinnovabili come “interesse pubblico prevalente” attraverso una modifica mirata alla direttiva ad esse dedicata.

In merito a quest’ultimo punto, è importante sottolineare che la Commissione Europea richiede anche che gli Stati membri istituiscano zone di riferimento specifiche per le rinnovabili e che le procedure di autorizzazione, specialmente in presenza di rischi ambientali minori, siano più brevi e semplici. Per ridurre al minimo l’imbuto della burocrazia, la Commissione ha in tal senso già messo a disposizione informazioni sulle aree ambientali sensibili utilizzando il proprio strumento di mappatura digitale dei dati geografici legati ad energia, industria e infrastrutture.

Per quanto riguarda invece gli obiettivi legati all’idrogeno rinnovabile, l’UE ha scelto di stanziare finanziamenti supplementari per un totale di 200 milioni di euro da investire nella ricerca, con l’impegno a completare la valutazione dei primi progetti di interesse comune addirittura entro la fine di questa estate.

Ecco quindi che REPowerEU si propone di realizzare l’indipendenza energetica europea lungo diverse direttrici: il risparmio energetico, la rapida e netta diffusione delle energie rinnovabili in tutti i suoi Stati membri, la sostituzione progressiva dei combustibili fossili nelle abitazioni, nelle industrie e nella generazione di energia elettrica e la diversificazione dell’approvvigionamento energetico. Se tali piani verranno portati a compimento, l’Europa sperimenterà inoltre un’impennata nell’economia, nella sicurezza e nell’attenzione all’ambiente, a beneficio di tutte le figure coinvolte.

Soddisfatta della direzione presa Legambiente, che commenta attraverso il suo presidente Stefano Ciafani: “Sul fronte delle energie pulite, il REPowerEU rappresenta una buona notizia dato che contiene misure e interventi che potranno portare benefici all’ambiente, all’economia ma anche a quelle imprese e cittadini che scelgono e sceglieranno di investire su queste fonti. Ben venga, infatti, l’innalzamento dei target delle rinnovabili al 2030, dal 40% al 45%, la proposta di revisione della direttiva per semplificare il processo autorizzativo e quella di installare pannelli solari per tutti gli edifici insieme a una maggiore diffusione delle comunità energetiche. Bene anche le misure previste per l’efficientamento energetico con l’obiettivo al 2030 che passa dal 9 al 13%”.

È ormai noto che la transizione energetica sia un imperativo che non è più possibile posticipare, e le strategie per efficientare energeticamente e favorire l’impiego di energie provenienti da fonti “pulite” sono senza dubbio numerose, sia nei contesti residenziali che in quelli commerciali o pubblici. 

Tra le soluzioni potenzialmente più interessanti potrebbe essercene una progettata specificamente per gli impianti fotovoltaici: la tecnologia, di fatto, esiste già e permette la produzione di energia pulita da superfici in vetro totalmente trasparenti

Si tratta di una prospettiva talmente plausibile e considerata degna di nota che c’è chi ritiene che, in un prossimo futuro, i pannelli solari utilizzati come finestre potrebbero arrivare ad alimentare città intere: sarebbe sufficiente applicarli su edifici residenziali e su enormi grattacieli per produrre energia sufficiente – oltre che pulita e sostenibile – per tutte le attività urbane quotidiane. 

La tecnologia in questione è oggetto di studio da diversi anni e, secondo i diversi team di scienziati e ricercatori che vi hanno lavorato, potrebbe rappresentare un punto di svolta rivoluzionario anche perché risolverebbe uno dei maggiori “limiti” dell’energia solare, ossia la necessità di ampi spazi per l’installazione di impianti fotovoltaici di grande portata

All’inizio del progetto, nel 2014, un gruppo di ricercatori della MSU (Michigan State University) riuscì a sviluppare il primo concentratore solare trasparente con la caratteristica di poter trasformare in una cella fotovoltaica qualunque superficie in vetro. Successivamente, nel 2020, un secondo progetto internazionale è stato in grado di raggiungere una trasparenza pari al 100% per le celle solari: in termini pratici, questo significa che siamo ormai molto vicini alla produzione di finestre composte da pannelli solari che non solo ci permetteranno di osservare l’esterno, ma produrranno contestualmente anche l’energia necessaria ad alimentare la nostra casa. 

Proporzionalmente, il progetto dei pannelli solari impiegati come finestre sembra essere in una fase di sviluppo molto più avanzata rispetto a quello relativo alle tegole solari (arrivato ora a una sorta di stallo), tanto che già oggi sono disponibili in commercio alcune tipologie di pannelli trasparenti in silicio amorfo o in grafene. I primi sono più economici e meno performanti dei secondi, che tuttavia sono ancora in fase di sviluppo. 

Si ritiene che, una volta perfezionati, questi ultimi potrebbero assicurare un’efficienza energetica straordinaria e una resa addirittura doppia rispetto a quella dei pannelli fotovoltaici standard e, e non resta quindi che attendere una produzione su larga scala

Dove si potranno installare i pannelli solari come finestre?

Questa nuova tecnologia potrà essere applicata in tutti quei contesti in cui sono normalmente impiegate superfici in vetro, ossia finestre, vetrate e lucernari, andando a sostituire le vetrate tradizionali con quelle con celle fotovoltaiche. 

Alcune applicazioni pratiche, in effetti, esistono già ma riguardano primariamente le serre: in questi spazi, la crescita delle colture viene ottimizzata mentre l’energia prodotta dai pannelli fotovoltaici viene impiegata per altre attività. 

In un contesto urbano, le applicazioni di questa importante innovazione tecnologica sono virtualmente infinite: il vetro è infatti un materiale essenziale, presente in una quantità di ambienti e contesti. Quando qualunque superficie vetrata in città potrà essere utilizzata per produrre energia pulita, ci troveremo quasi certamente di fronte a un reale punto di svolta: le vetrine dei negozi, le vetrate dei grattacieli, gli schermi pubblicitari e persino quelli degli smartphone potranno trasformarsi in veri e propri generatori di energia pulita

Il tutto, con l’enorme vantaggio di poter beneficiare dei sistemi fotovoltaici anche in aree urbane ad alta concentrazione di edifici, dove attualmente risulta impossibile installare impianti ad alta potenza a causa di un’oggettiva mancanza di spazio. 

Gli obiettivi del G7 Energia tenutosi alla fine di maggio sono decisamente ambiziosi, dal momento che si propongono di raggiungere la decarbonizzazione entro il 2035 attraverso l’individuazione di nuove misure comuni a contrasto dei cambiamenti climatici e della crisi ambientale.

Un punto, questo, su cui tutti i ministri rappresentanti dei Paesi del G7 riunitisi a Berlino si sono trovati concordi, come dichiarato anche da una nota congiunta successiva all’evento: “Ci impegniamo a porre fine a tutti i nuovi sostegni pubblici internazionali diretti al settore dei combustibili fossili senza cattura di carbonio entro la fine del 2022.”

L’agenda prevede la decarbonizzazione entro il 2035 della maggior parte della produzione elettrica, e addirittura entro il 2030 della maggior parte dei trasporti su strada. In che modo? In questo secondo caso, aumentando significativamente i trasporti a basse o zero emissioni di carbonio come trasporti pubblici, ferrovie, mobilità condivisa e biciclette e accelerando l’adozione di veicoli elettrici tramite il finanziamento delle infrastrutture di ricarica.

Per quanto riguarda invece la produzione elettrica, il G7 Energia ha indicato la volontà di muovere “passi concreti e tempestivi verso l’obiettivo di un’eventuale eliminazione graduale del carbone domestico senza sosta generazione di energia” e, più nello specifico, di raddoppiare entro il 2025 i finanziamenti per supportare i Paesi in via di sviluppo nel ridimensionamento dell’impiego di combustibili inquinanti, come il carbone. L’Italia è una delle nazioni che si pongono l’obiettivo di abbandonarlo totalmente entro i prossimi tre anni.

Importante è stata anche, nel corso del summit, la tematica dell’aumento dei prezzi dell’energia come conseguenza del conflitto in Ucraina. La situazione attuale, spiega il G7 Ambiente nella sua nota condivisa, rende i Paesi membri “ancora più rafforzati nella loro volontà di accelerare la transizione all’energia pulita, verso un futuro a zero emissioni nel 2050.”

La nota indica anche come la transizione accelerata verso l’energia pulita sia “la chiave per migliorare sicurezza, stabilità e affidabilità delle forniture energetiche, riducendo i rischi climatici e di sicurezza nelle forniture associate alla dipendenza dalle fonti fossili.”

La transizione energetica come motore di sviluppo economico

E c’è di più: la transizione energetica e un sempre più marcato impiego delle energie provenienti da fonti rinnovabili potrebbero generare una sensibile crescita economica, con la creazione di almeno 2,6 milioni di nuovi posti di lavoro nei prossimi dieci anni.

Commenta in questo senso il Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani: “C’è una frase nel comunicato che ricorda che, tra le altre cose, la giustizia sociale internazionale prevede che l’energia debba essere accessibile a tutti, con prezzi moderati. Però i prezzi dell’energia sono un capitolo di un G7 economico.”

John Kerry, il Segretario di Stato USA per il Clima, ha d’altro canto sottolineato l’importanza di associare una nuova generazione di infrastrutture energiche ad altre misure di mitigazione, abbattimento e cattura delle emissioni e indicato l’esigenza di avanzare come G20, per ottenere un sostanziale cambiamento in tempi ragionevolmente brevi.

Infine, il G7 Energia, ha richiesto all’OPEC (Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio) di incrementare l’offerta di petrolio così da contrastare gli attuali aumenti dei prezzi dell’energia, agendo “in maniera responsabile” per “rispondere all’aumento della tensione sui mercati internazionali.”

Infine è stata ribadita nel corso dell’evento la necessità dell’Unione Europea di ridurre in tempi rapidi qualunque dipendenza dal gas naturale russo – nonché l’importanza delle forniture di gas naturale in forma liquida.

Il fulcro della Ministeriale G7 Energia di fine maggio è stato quindi, essenzialmente, la necessità di investire in modo sempre più massivo in energie rinnovabili e in efficienza energetica per offrire una risposta efficace alla situazione geopolitica attuale. Successivamente, nel corso del Vertice G7 di Elmau tenutosi lo scorso giugno, il Presidente Mario Draghi ha ribadito la necessità di grandi investimenti in infrastrutture gas pronte per l’idrogeno.

In questo senso, però, i tempi potrebbero non essere ancora maturi – come sottolineato da ECCO (il think tank italiano, indipendente e senza fini di lucro dedicato alla transizione energetica e al cambiamento climatico con una vocazione nazionale, europea e globale) nel proprio comunicato stampa: “Come mostrato dalla nuova analisi di ECCO sul gas, la fattibilità tecnica e commerciale di una rete polivalente gas-idrogeno non è ancora dimostrata e nella maggior parte dei casi rappresenta un inutile spreco di risorse. Il fatto che l’idrogeno verde serva non significa che sia sensato creare un’infrastruttura per trasportarlo e stoccarlo simile per dimensioni e caratteristiche a quella attuale del gas. I passi in avanti più significativi si registrano sulle nuove partnership globali che potrebbero dare inizio a una nuova era di collaborazione globale.”

E ancora: “La “Partnership globale per le infrastrutture e gli investimenti” punterà a mobilitare 600 miliardi di dollari al 2027 per i paesi in via di sviluppo. Le “Piattaforme per la transizione energetica giusta” con Indonesia, India, Senegal e Vietnam pongono le basi per una transizione dal carbone alle rinnovabili, senza passare dal gas. Presentato infine il “Climate Club”, un forum intergovernativo aperto e collaborativo per la promozione di politiche climatiche ambiziose, comparabili e trasparenti, soprattutto nei settori industriali. Entro fine anno i Ministri competenti dovranno definirne i termini di ingaggio, inclusi criteri minimi di partecipazione.”